Attraversando il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è possibile trovarsi faccia a faccia con l’orso marsicano, seguire il corso di un fiume tra le ripide pareti di gole profonde, imbattersi in sorgenti e doline carsiche. È il tipo di esperienze, un po’ stile Indiana Jones e Crocodile Dundee, che potrebbe capitarvi di vivere in questa meravigliosa oasi verde.
Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise: la storia
Questo scrigno di biodiversità dell’Italia centrale è nato un secolo fa, subito dopo il Parco nazionale del Gran Paradiso, al quale non ha nulla da invidiare se non l’alta quota delle vette. Sì, perché qui siamo nel cuore dell’Appennino, con massicci possenti e tozzi dalle cime arrotondate, la cui un’altitudine viaggia tra i 900 e i 2.200 metri. Istituita nel 1923, l’area si dispiega in tre province: L’Aquila in Abruzzo, Frosinone nel Lazio e Isernia nel Molise. È questa principalmente la terra dell’alto Sangro, il fiume che a Barrea crea le famose gole, una forra di 5 km che scorre tra vertiginose pareti.
LEGGI ANCHE: Parco nazionale del Gran Paradiso: ecco cosa vedere
L’acqua nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha un ruolo cruciale. Le cime top, come il Monte Marsicano o la Montagna Grande, riportano tracce dell’ultima glaciazione. Più a valle il territorio calcareo cela doline e sorgenti carsiche. E i laghi? Ce ne sono due: quello artificiale di Barrea alimentato dal Sangro, e il lago Vivo, naturale. Notevoli le sorgenti del Volturno, in zona molisana, a Rocchetta al Volturno, o quelle di Posta Fibreno nell’alta Ciociaria, con habitat acquatici assai popolati. Dai versanti impervi del Pnalm, si diramano infinite vallate come quella del Sagittario o la profonda Val Canneto, sul lato laziale. Che dire della splendida Vallelonga, solcata da itinerari come la Cicerana con le sue faggete?
Un patrimonio di specie faunistiche
Oltre che per il paesaggio, il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è rinomato per la costante e capillare attività di tutela delle sue specie animali, tutelate dall’Ente parco. Tra queste spiccano il lupo, il camoscio d’Abruzzo e l’orso bruno. Niente paura! Non stiamo parlando del feroce grizzly del nord America, bensì di quello marsicano, mammifero endemizzato che, con infinita pazienza, potete avvistare al termine di estenuanti appostamenti. Se ne contano una sessantina di esemplari, pacifici, ma da tenere a debita distanza, seguendo i dettami del Pnalm.
Stessa prudenza coi lupi, che siano in branchi o solitari, specie non esclusiva del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise per altro a fortissimo rischio estinzione. E i camosci? Scorrazzano nella Camosciara di Pescasseroli, anfiteatro naturale circondato da monti dall’aspetto dolomitico. Raggiungibile con escursioni a piedi, è uno dei “luoghi di culto” della riserva integrale. E ancora: cervi, grifoni, aquile reali… Nell’insieme 67 specie di mammiferi, 230 di uccelli, 14 di rettili 12 di anfibi, 15 ittiche e 4.764 di insetti, che da sole giustificano l’esistenza del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Il re della flora? Sua maestà il faggio
L’oasi verde che costituisce il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, è dominata dalle foreste di faggio. Occupano il 60 per cento della superficie e si coprono di sfumature colorate a seconda delle stagioni. Questi alberi, impreziositi da ciuffi di “barba di bosco” (lichene appenninico) raccontano una storia secolare.
Quanto ai fiori, lasciatevi incantare daIla pianella della Madonna, orchidea gialla e nera, relitto di epoche antiche. Ma guai a raccoglierla: come le altre chicche del Pnalm, è un gioiello da godere solo con gli occhi. E da contemplare con religioso rispetto per contribuire a preservare una delle principali eccellenze naturalistiche del Belpaese.
Articolo aggiornato in data 21 Agosto 2022
© Riproduzione riservata