Uno dei momenti più importanti dell’anno nel capoluogo campano è il miracolo di San Gennaro che a Napoli unisce tradizione e religione. Quella per il santo è una devozione particolare non solo perché si tratta del patrono della città, ma anche perché al verificarsi o meno del miracolo si associano eventi più o meno lieti.
La figura di San Gennaro è venerata un po’ in tutta Napoli, ma in particolare nel Duomo della città partenopea. Si tratta della cattedrale di Santa Maria Assunta, che all’interno ospita la reale cappella del Tesoro di San Gennaro. Costruita in stile barocco, deve la sua realizzazione al volere dei napoletani come segno di devozione per la figura del vescovo e martire.
Miracolo di San Gennaro a Napoli, quando si verifica
Il prodigio di San Gennaro consiste nella liquefazione del sangue del santo, contenuto in due piccole ampolle contenute in una teca custodita nel Duomo. Proprio per questo il miracolo di San Gennaro è anche conosciuto come “il miracolo del sangue sciolto”. Una delle due ampolline, però, è piena solo a metà in quanto nella seconda metà del 1700, Carlo III di Borbone ne portò una parte in Spagna.
Il fenomeno del miracolo di San Gennaro a Napoli si verifica in tre date precise. La prima e più importante delle ricorrenze è il 19 settembre, giorno in cui si celebra la festa del santo. La seconda volta è il 16 dicembre, mentre la terza non ha un giorno preciso. La ricorrenza, in questo caso, si verifica il sabato precedente la prima domenica di maggio. In questo periodo, storicamente, si ricorda il momento in cui il corpo del santo fu trasferito da Pozzuoli a Napoli.

A questo evento i napoletani sono molto legati anche perché si dice che il suo verificarsi nel tempo sia legata alle sorti della città e non solo. Secondo la tradizione la ripetizione del miracolo di San Gennaro è un fenomeno benaugurante. Il 19 settembre riferito in particolare modo alla città di Napoli, in primavera all’Italia, mentre la data del 16 dicembre è conosciuta come il “miracolo laico”. L’evento si ripete dal 1631 quando gli abitanti di Napoli si rivolsero al Santo per scongiurare che l’eruzione del Vesuvio colpisse la città.
Il tesoro del santo
Quando si parla di San Gennaro vengono subito in mente le reliquie e il miracolo collegato. Tuttavia, nella cappella del Santo all’interno del Duomo di Napoli è custodito anche un vero e proprio tesoro.

Si tratta di un patrimonio di inestimabile valore composto da molti oggetti in oro, argento, bronzo e pietre preziose donati, come segno di devozione, da sovrani, papi e persone del popolo. Fra tutti gli oggetti il più famoso è senza dubbio la mitra vescovile, realizzata agli inizi del ‘700 dall’orafo napoletano Matteo Treglia. Realizzata in argento, conta ben 3692 gemme divise tra diamanti, rubini e smeraldi per un peso complessivo di 18 chilogrammi. Oltre a questo oggetto troviamo molteplici collane, croci, calici e un busto reliquiario del santo commissionato nel 1304 da Carlo II d’Angiò.
Il tesoro ha sempre dimorato all’interno della cappella del Santo, se si esclude un periodo a cavallo del Secondo Conflitto Mondiale. In questo periodo, infatti, per proteggerlo dai bombardamenti e da possibili furti si decise di spostarlo prima a Montecassino e poi in Vaticano. Tutti i preziosi ritornarono a Napoli solo dopo la fine della guerra.
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Articolo aggiornato in data 19 Settembre 2022
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