Cos’hanno in comune due luoghi come l’Asinara e Pianosa? Le due isole in Sardegna e Toscana sono caratterizzate da luoghi incontaminati, un mare limpido, e tante rarità di animali e vegetazione. Inoltre, entrambe sono, in passato, sono state delle importanti colonie penali. I segni sono ancora evidenti soprattutto a Pianosa dove ancora oggi i visitatori possono vedere le mura che delimitano l’area del carcere e dove è ancora attiva per poche decine di detenuti in regime di semilibertà. Nel caso dell’Asinara, invece, il carcere è stato dismesso nel 1998 e nel 2002 l’isola è diventata Parco nazionale.
Anche Pianosa fa parte del Parco nazionale dell’arcipelago toscano, e per preservare l’integrità dell’isola, le visite vengono permesse soltanto a un numero limitato di persone in determinati periodi della settimana.

L’isola piatta: storia…
Pianosa deve il suo nome alla conformazione del suo territorio, quasi interamente pianeggiante (il punto più alto dell’isola raggiunge i 29 metri). I Romani, per questo motivo, la chiamavano “Planasia”. Il loro passaggio è visibile ancora oggi grazie ai resti dell’antico porto romano e dai ruderi di Villa Agrippa. Prende il nome dal nipote dell’imperatore Augusto, Agrippa Postumo, che qui venne deportato. Altre costruzioni presenti, sono delle catacombe strutturate su due livelli e il Forte Teglia. Questa struttura, vicina all’antico porto romano, venne costruita per volere di Napoleone Bonaparte. Con il Palazzo della Specola costituiva l’insieme delle costruzioni a difesa del porto.

Nel corso del tempo, Pianosa, insieme alle altre isole dell’arcipelago toscano, è stato un importante crocevia per le navi che commerciavano nel Mediterraneo. Poi, dopo periodi alterni in cui l’isola è stata abitata e abbandonata, nel 1856 il Granducato di Toscana creò la colonia penale agricola di Pianosa. Il carcere rimase aperto per quasi tutto il XX secolo. Dal 1931 al 1935 vi venne recluso anche il futuro Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, incarcerato per motivi politici. Dagli anni ’70, la struttura divenne un carcere di massima sicurezza. Si decise di chiuderlo nel 1998 e dall’anno successivo sull’isola furono nuovamente permesse le visite sull’isola.
… e natura
Questo lungo periodo di isolamento, però, ha permesso al territorio di mantenersi pressoché intatto. Per preservare questa integrità e le specie presenti è consentito l’ingresso sull’isola a non più di 250 persone al giorno. La vegetazione di Pianosa è tipicamente mediterranea, mentre oltre a lepri e fagiani, si radunano sull’isola numerosi stormi migratori, oltre a gabbiani e berte che qui vengono a nidificare. Questo attira molti amanti del birdwatching. Per quanto riguarda la protezione dell’ambiente marino, sono vietate pesca e immersioni nelle immediate vicinanze dell’isola. In alcune aree l’Ente Parco ha autorizzato delle immersioni guidate, mentre nella zona di Cala Giovanna è permesso fare il bagno. Infine, privilegio per pochi, è possibile fermarsi a dormire. Questo grazie alla presenza di un piccolo albergo ricavato dall’ex-abitazione del direttore della colonia penale.
La riserva sarda: da Ercole al carcere
Si ritrovano tracce di colonizzazione dell’Asinara sin dal periodo Neolitico. Colonizzata dai Romani, venne battezzata come Herculis Insula, in onore a Ercole. Il nome attuale, invece, deriva da Sinuaria, altro termine utilizzato dai Romani.
Nel periodo Medievale, alcune colonie di monaci si dedicarono alla realizzazione di strutture religiose e al lavoro della terra. Nello stesso tempo, l’Asinara divenne luogo prescelto dai pirati per via delle sue tante cale, dove ripararsi con le navi. In seguito, durante il periodo delle Repubbliche marinare, l’isola venne a lungo contesa da Genova e Pisa. Nel 1700, passò sotto il controllo dei Savoia che la diedero in concessione ad alcuni nobili sardi. Nel 1836, il feudalesimo venne abolito e l’Asinara tornò sotto il diretto controllo dello Stato.
La storia dell’Asinara e Pianosa, come colonie penali è simile come durate e periodo storico. L’Asinara, infatti, viene adibita a carcere nel 1885. Da questo momento inizierà un periodo di isolamento forzato che durerà fino alla chiusura della struttura nel 1999. Due anni prima, nel 1997, nasce il Parco nazionale dell’Asinara che si occupa di preservare e proteggere il territorio.
Per chi ama camminare
La morfologia dell’Asinara e Pianosa è differente. La prima, infatti, non è prevalentemente pianeggiante. Tuttavia, è possibile girarla a piedi o in bicicletta, ma non essendoci ripari è sconsigliabile farlo nei mesi estivi a causa delle elevate temperature. A nord, si trova Cala d’Oliva l’unica zona abitata dell’isola. In alcune aree non è permesso l’accesso, in quanto zone di Riserva totale. Una di queste è la Cala di Sant’Andrea, chiusa all’accesso data la presenza del gabbiano corso che qui viene a nidificare.
Esistono, inoltre, diversi sentieri per gli amanti di camminate e Mountain bike, che permettono di visitare e scoprire l’isola. Se ne contano ben nove. Tra questi, il sentiero del faro, che porta a Punta dello Scorno e passa per una delle più belle spiagge dell’isola: Cala d’Arena.

O il Sentiero del muflone, indicato per gli amanti della natura, in quanto sul suo percorso è possibile imbattersi in numerose specie della fauna dell’Asinara. Dai cinghiali, alle pernici e i gabbiani, fino a una particolare specie di cormorano: il marangone dal ciuffo.
È possibile raggiungere l’isola con i traghetti che partono da Porto Torres, con arrivo a Cala Reale, e Stintino, con arrivo a Fornelli.
Articolo aggiornato in data 20 Agosto 2023
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