Tra tutti i nostri sensi quello della vista è, senza dubbio, uno dei più preziosi. Per questo motivo la prevenzione può, soprattutto in tarda età, evitare di incorrere in una serie di problematiche più o meno gravi. Esistono, infatti, delle malattie oculari di cui non ci si accorge prima che sia troppo tardi. Una di queste è il glaucoma.
Come ci spiega il professor Andrea Cusumano, docente di oftalmologia presso l’Università Tor Vergata di Roma, «da sempre il glaucoma viene considerata una patologia particolarmente subdola perché si presenta, in una fase anche di progressione avanzata, senza spesso che il paziente se ne sia nemmeno reso conto. Questo perché nella fase iniziale si continua a mantenere la visione centrale perdendo progressivamente quella periferica. Il campo visivo si restringe sempre di più. Ed è per questo che il glaucoma da sempre è stato chiamato, non a caso, “il ladro silenzioso della vista”».
Professor Cusumano, in cosa consiste esattamente il glaucoma?
«Nei pazienti affetti da questa patologia l’aumento graduale, ma anche improvviso, della pressione intraoculare danneggia progressivamente e irreparabilmente le fibre nervose del nervo ottico. Quindi segnali che vengono percepiti dalla retina, anche perfettamente integra, e che vengono trasmessi attraverso il nervo ottico fino alla corteccia visiva, non sono trasportati correttamente nel momento in cui le fibre nervose del nervo ottico sono alterate. In questa alterazione si crea un deficit alla visione che si traduce in un restringimento progressivo del campo visivo che poi evolve fino a una vera e propria cecità se la malattia non viene diagnosticata e il paziente non viene trattato. Perché coinvolge progressivamente anche la visione centrale. Un paziente può avere un campo visivo ridotto e non essersi magari mai accorto di avere il glaucoma. Perché può vedere ancora il 100 per cento, ma soltanto al centro. E scannerizza l’ambiente come se avesse una visione “a cannocchiale” dell’esterno».
Quali sono i sintomi?
«I pazienti hanno la sensazione di vedere degli aloni attorno alle luci, come prima cosa. Poi ci sono persone che hanno dei comportamenti che non riescono a giustificarsi. Ad esempio, quando parcheggiano la macchina in garage a marcia indietro rompono gli specchietti, perché quella è una specie di rappresentazione del campo visivo periferico. Ci sono anche dei fattori di rischio. Prima di tutto la pressione oculare che, statisticamente, è normale fino a 21 mmHg. Altri fattori sono l’avanzare dell’età, la presenza di miopia, di diabete e la familiarità più di tutto. Poi ci sono delle patologie che predispongono al glaucoma come il diabete o la cataratta molto avanzata perché il cristallino diventa intumescente e va ad ostacolare il deflusso dell’umore acqueo, quella parte che determina proprio la pressione oculare. L’uso locale o sistemico di cortisone può portare ad un glaucoma. Magari nei pazienti con asma bronchiale, artrite reumatoide, il Lupus eritematoso sistemico, le dermatiti atopiche, le allergie stagionali per i quali si fa un uso, e a volte un abuso, di cortisone.
Per scoprirlo bisognerebbe fare tutti quanti, specialmente dopo i 50 anni, una visita una volta l’anno nella quale farsi misurare la pressione oculare che è un esame molto rapido. Poi quando si esamina il fondo oculare si può scoprire magari che il nervo ottico è leggermente escavato. Allora si devono effettuare degli esami strumentali, quale l’esame del campo visivo e un OCT, un esame più sofisticato che analizza le fibre nervose. In questo modo il percorso diagnostico viene ottimizzato».
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Chi sono i pazienti maggiormente a rischio?
«Il numero di circa 1 milione di persone che soffrono di glaucoma, specialmente in età avanzata, è probabilmente per difetto. Questo perché molti pazienti ancora non sanno di soffrire di questa patologia perché è una malattia più frequente negli anziani, ma ci sono anche casi che compaiono a 40 anni. Può colpire anche i giovani e anche i giovanissimi nelle forme congenite che sono più difficili da poter essere controllate farmacologicamente o chirurgicamente. Quando viene diagnosticato si tratta di un danno del nervo ottico che una volta avvenuto è irreversibile perché le fibre nervose non si rigenerano da sole».
Come si cura?
«Bisogna concentrarsi soprattutto sulla prevenzione per evitare di ritrovarsi di fronte alle forme più conclamate e avanzate senza che il paziente se ne sia accorto. La prima prevenzione è mantenere la pressione oculare nei valori di norma.

Questo può avvenire attraverso la somministrazione di farmaci ipotonizzanti, mediante trattamenti laser che aumentano il deflusso di umore acqueo o trattamenti chirurgici che possono essere di vario tipo. Dalla cosiddetta trabeculectomia secondo l’americano Cairns che l’ha messa a punto nel 1968, all’uso di chirurgie mini invasive chiamate MIGs.
Poi per la cura del nervo ottico sappiamo che abbiamo dei farmaci che secondo diverse modalità possono portare alla diminuzione della pressione oculare. Questi farmaci ipotonizzanti permettono di avere un ottimo effetto di diminuzione della pressione. Allo stesso tempo l’assunzione di citicolina, per esempio, che in realtà è uno psicostimolante neutropico, ha un effetto di neuroprotezione e va associata spesso all’utilizzo di farmaci ipotonizzanti. Se le terapie farmacologiche non sono sufficienti si può procedere o facendo un trattamento laser – una cosiddetta SLT (trabeculoplastica laser selettiva) che permette di aumentare il deflusso di umore acqueo e non ha effetti collaterali-, o si possono fare interventi più invasivi quale la trabeculectomia secondo Cairns dove si crea una fistola di filtrazione o la chirurgia mininvasiva».
Esistono anche altre terapie per il glaucoma?
«Intanto dobbiamo considerare oggi il glaucoma come una malattia oculare che fa parte di un gruppo più ampio di malattie neurodegenerative. Al pari quindi dell’Alzheimer o del morbo di Parkinson. Ad esempio, lo stress ossidativo è un fattore fisiologico comune a queste patologie, tutte caratterizzate dalla presenza di molti radicali liberi. Quindi anche utilizzare degli antiossidanti per neutralizzare i radicali liberi fa parte del nuovo approccio terapeutico dei pazienti che soffrono di glaucoma. Poi c’è il meccanismo della neuroprotezione che possiamo aumentare con la somministrazione di molecole antiossidanti. L’obiettivo primario è di portare il paziente ad avere una pressione oculare che è compatibile con la persistenza funzionale delle fibre nervose del nervo ottico».
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Una terapia quanto può durare?
«La terapia farmacologica, che consiste nella somministrazione di colliri ipotonizzanti, può accompagnare il paziente per tutto il percorso di vita. La terapia laser, e ancora di più quella chirurgica, può riportare dopo una settimana la pressione a valori accettabili. Il problema è quello che ha perso il paziente col danno alle fibre del nervo ottico, perché quello che è perso non torna più».
Possono esserci delle recidive?
«Il glaucoma va sempre tenuto sotto controllo perché non lo si guarisce. Si controlla la pressione oculare, ad esempio con i colliri, ma la terapia va reiterata perché se interrotta la pressione si rialza. Lo si fa con il laser e, specialmente la SLT (trabeculoplastica laser selettiva), deve essere ripetuto magari una volta ogni due anni, mentre la chirurgia filtrante non dovrebbe essere ripetuta a meno che non si chiuda spontaneamente e questo rappresenta una piccola complicanza con la quale si deve convivere. Oppure anche le altre chirurgie mini invasive a volte non riescono a mantenere nel corso degli anni la loro caratteristica di efficacia e debbono essere ripetute. Raramente, ma può capitare».
Ci può essere una prevenzione del glaucoma?
«Sì, perché durante la visita oculistica viene sempre visionato il nervo ottico e misurata la pressione oculare».
Ci sono farmaci da evitare?
«Bisogna fare attenzione all’uso del cortisone perché in qualunque forma sia stato applicato, collirio, pomata, spray nasale può creare nei pazienti sensibili un incredibile rialzo della pressione oculare in poco tempo. Prevenzione sempre quando si utilizza».
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Chi è il Professor Andrea Cusumano
Il Prof. Dr. med. Andrea Cusumano, svolge attività di ricerca e insegnamento in Oftalmologia presso l’Università Tor Vergata di Roma. Attualmente, inoltre, riveste l’incarico di APL Professor di Oftalmologia presso la Rheinische Friederich-Wilhelms Universitat di Bonn, di Professore Associato Aggiunto al Weill Medical College of Cornell University di New York ed è presidente della Macula & Genoma Foundation.
Articolo aggiornato in data 4 Settembre 2022
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