Junker, prima le porte in faccia. Adesso tutti la vogliono. «Anche Roma…»

A distanza di quasi 6 anni dal lancio, Junker è diventata l’applicazione più scaricata in Italia per la raccolta dei rifiuti. Noemi De Santis, co-fondatrice e responsabile della comunicazione: «La prossima mossa? Bhe, è stata già fatta. Parliamo del riconoscimento degli oggetti attraverso l’immagine»

Quando Junker era un progetto sulla carta nessuno ci ha creduto nel concreto. Zero gli investitori. Parecchie, invece, le porte chiuse in faccia. «Voi siete matti», si sono sentiti dire all’inizio. Ancora: «Il vostro business si basa sul farvi pagare delle pubbliche amministrazioni? Allora addio…».    

A distanza di quasi 6 anni dal lancio, Junker è diventata l’applicazione più scaricata in Italia per la raccolta dei rifiuti. Non ha rivali: si può definire senza esagerare un’eccellenza italiana. I numeri dicono tutto o quasi: 40 milioni di ricerche, 1,3 milioni di utenti, 800 comuni associati, 10 lingue disponibili oltre alla completa accessibilità per i non vedenti. E un futuro che tende «verso l’infinito e oltre», per citare Buzz Lightyear.  

Benner Junker

Come funziona?

Junker: test forbici

Grazie all’intelligenza artificiale e a un enorme database, Junker consente di identificare tecnicamente qualunque oggetto vi venga in mente e comunicare, in tempo reale, di quali materiali e composto e soprattutto come e quando vanno gettati. Un assistente personale per la raccolta differenziata, insomma. Che per di più, grazie alla geolocalizzazione, ci segue anche in vacanza, consentendoci di adeguarci alle regole del comune in cui ci troviamo. 

Perché ogni zona ha regole diverse per la raccolta dei rifiuti. Perché «in buona fede si possono fare errori e prendere multe», ci spiega in esclusiva Noemi De Santis, co-fondatrice e responsabile della comunicazione di Junker app. Perché «non tutti sanno che il cartone sporco della pizza  va nell’organico e i bicchieri di vetro, invece, nell’indifferenziata». 

Noemi, cosa è oggi Junker app? 

«Per la legge italiana non siamo più una startup: ora siamo una Pmi innovativa ma, per fortuna, con il ritmo di cresciuta di una startup perché raddoppiamo il fatturato». 

L’obiettivo nel breve periodo? 

«Alla fine dell’anno contiamo di arrivare da 800 a 1300 comuni associati».    

Ma come è nato il progetto? 

«La nascita parte dal basso. Dietro al nostro successo ci sono due motivi. Uno: Junker non è partito da un incarico, ma da ragazzi che lavoravano su big data essendo degli informatici ma anche dei semplici cittadini. Gente davvero preparata. Due: nessuno ha investito su di noi. Eppure era una nicchia scoperta anche perché i comuni e i gestori vari hanno l’obbligo di dare informazioni ai cittadini. Fino a poco tempo fa non esistevano gli strumenti adatti per la raccolta differenziata. Strumenti che è impensabile mettere su carta dato che le regole sono diverse da comune a comune». 

Siete presenti sia al nord che al sud in Italia? Che differenze ci sono? 

«Sì, siamo presenti in tutta Italia. Al sud la situazione è più frammentata. Abbiamo clienti “grandi” come Hera in Emilia Romagna o Iren in Piemonte, poi stiamo chiudendo con 58 comuni che si trovano tra Firenze, Prato e Pistoia. Ma, per esempio, tra i nostri clienti c’è anche un piccolo paese di 400 abitanti. Si trova vicino Rieti. Paga un canone di 40 euro all’anno. Sono piccoli eppure hanno un’app che è una Ferrari (ride, ndc). Noi non neghiamo a nessuno la possibilità di associarsi. Siamo i primi ad essere etici, anche dal punto di vista economico».   

Un pensierino su Roma?  

«Junker è utilissima se il servizio di raccolta è puntuale. E’ un’app super precisa. Il comune di Roma, comunque, ha un’esclusiva con Ama e anche un’app dedicata. Ultimamente, però, abbiamo ricevuto una richiesta di informazioni da parte di Ama. Vedremo…».

La prossima mossa? 

Junker: schermata riconoscimento foto

«Bhe, in realtà è stata già fatta. Parliamo del riconoscimento degli oggetti attraverso l’immagine. Dopo alcuni anni ci siamo annoiati del riconoscimento attraverso il codice a barre e del simbolo: un archivio di 1.6 milioni di oggetti diversi. Adesso stiamo facendo delle prove attraverso l’intelligenza artificiale. Il riconoscimento dell’immagine è stato lanciato in via sperimentale. E la macchina impara velocemente. A settembre o ottobre la fase di lancio sarà completata definitivamente».      

Articolo aggiornato in data 14 Giugno 2022
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