Un po’ come Indiana Jones. Perché se appendi al muro una laurea in economia e poi ti ritrovi a fare il manager forestale di Treedom di sliding doors, nella vita, ne hai attraversate parecchie.
«Il mio lavoro? E’ una missione ma anche una passione. Non è il classico lavoro d’ufficio, devo viaggiare molto e spesso in zone non facilissime e che in alcuni casi hanno i loro rischi. Prendo dai 10 ai 15 voli l’anno, su tratte non molto turistiche (per usare un eufemismo!), per seguire i progetti che realizziamo dall’Africa al Sud America. Però credo fortemente in quello che faccio e mi piace da matti», spiega Riccardo Alessandrini, partner di Treedom e manager forestale dell’azienda fiorentina nata 10 anni fa che ha una sede in mezzo al verde, con tanto di serra, orto e un progetto legato alle api.
Cosa fa Treedom?
Treedom, tramite il proprio e-commerce, dà la possibilità a privati e aziende di adottare degli alberi che vengono piantati in Italia e all’estero, geolocalizzati, seguiti e messi a disposizione dei contadini di mezzo mondo. E gli alberi di Treedom possono anche essere regalati virtualmente. Insomma, Treedom è impegnata in prima linea nel realizzare un mondo più verde.
Riccardo, che azienda siete?
«Treedom è un’azienda che guarda al mondo ed ha un preciso carattere internazionale. Ha però un cuore italiano. Inoltre chi lavora con noi deve crederci e conoscere cosa si fa per l’ambiente. Per questo, quando possibile, i dipendenti vengono con me all’estero: toccare con mano i risultati del nostro lavoro è il modo migliore per capire quanto è importante».
Come è nata l’idea e come sei entrato in questa avventura?
«Treedom è nata dall’idea di due miei soci, Federico Garcea e Tommaso Speroni. Sono stati loro a farmi entrare nella compagine sociale. Avevo una fattoria in Maremma. Il mio background è economico, ho una laurea in economia. Hanno intravisto in me questa capacità e le cose sono andate bene. Diciamo che sono tornato al primo amore. All’inizio ero l’unico manager forestale, mentre adesso siamo in tre. L’espansione è stata rapida».
Quanti alberi avete piantato finora nel mondo?
«Quest’anno abbiamo raggiunto e superato la quota di 1milione e 200mila alberi piantati, fotografati e geolocalizzati. Questo perché ogni albero che piantiamo viene fotografato e geolocalizzato con il gps, per garantire la trasparenza massima sia a noi che ai nostri clienti».
E quanti ne pianterete nel breve periodo?
«L’obiettivo di Treedom di quest’anno è piantare altri 850mila alberi. Se pensi che per arrivare al milione ci abbiamo messo 10 anni, capisci bene che si tratta di un obiettivo davvero ambizioso».
Il lockwdown si è fatto sentire?
«E’ cambiato il modo di lavorare, un po’ come in qualsiasi azienda. Però durante il lockdown non ci siamo fermati, anzi, abbiamo assunto nuove persone: Treedom è composta da tantissimi giovani, la lingua che usiamo in ufficio è l’inglese, l’età media credo non superi i 35 anni. Io forse sono uno dei più vecchi!».
Ma in cosa consiste il tuo lavoro di manager forestale?
«Consiste nel trovare ONG all’estero che possano collaborare con noi e sposare la nostra filosofia di lavoro, che abbiamo perfezionato nel tempo. Mi reco nei luoghi di progetto dopo aver scelto il partner. Lì incontro i contadini, spiegandogli ciò che realizzeremo e loro decidono se aderire. Per essere precisi noi realizziamo progetti agroforestali. Si tratta di piantare alberi in consociazione con le classiche coltivazioni annuali che i contadini hanno nella propria terra: mais, fagioli, oppure riso, etc.. Il tutto per creare un sistema ecologicamente sostenibile, dove piante diverse interagiscono in modo virtuoso tra loro. Inoltre gli alberi da frutto permettono ai contadini di avere una risorsa alimentare alternativa e spesso più sicura di quella delle coltivazioni annuali. Ecco noi forniamo loro gli alberi e un sostegno alla loro cura per i primi 3 anni, quando ancora non sono produttivi».
Quindi date lavoro ai contadini?
«Li supportiamo nel compiere una scelta che, senza di noi, non farebbero: piantare alberi. Questo perché piantare alberi ha un costo che non sono disposti o in grado di sostenere. Però gli alberi – dopo i primi anni in cui non sono produttivi e necessitano di un po’ di cure attente per poter crescere sani – garantiscono produzioni regolari e hanno bisogno di pochissime cure. Piantare alberi, in altre parole, è un investimento per il futuro dei contadini e noi gli permettiamo di farlo. Proviamo, in altre parole, a creare un circolo virtuoso che si vede nel lungo periodo. Quando arriviamo in alcuni villaggi ci accolgono cantando perché vedono che le cose stanno funzionando come si deve».
In quali Paesi lavorate?
«Al momento Treedom è attiva in 17 nazioni diverse. In Africa, principalmente. Ma anche in Sud America, Centro America e in Asia».
E in Italia?
«In Italia collaboriamo con Libera o altre associazioni no-profit. O riqualifichiamo zone confiscate alle mafie, oppure sosteniamo associazioni che comunque hanno un impatto sul sociale, per esempio che si occupano di minori. Lavoriamo a dei progetti anche in Puglia e in Veneto, dove nel recente passato alcune zone sono state devastate dal maltempo».
Il cliente tipo?
«Tanti privati scelgono Treedom. Singoli cittadini che adottano alberi per coscienza ambientale e per quasto abbiamo sviluppato tante idee legate agli alberi. Per esempio se nasce un bambino posso regalargli un albero, oppure si possono fare delle bomboniere per un matrimonio. Il web è un volano spaventoso. Se si riesce a comunicare cosa facciamo la gente si appassiona e sposa il nostro progetto. Per questo motivo abbiamo aperto un’altra sede a Monaco, in Germania».
E le aziende? Piantano gli alberi tramite Treedom per pulirsi la coscienza?
«Forse un tempo era così. Oggi però, non credo che un’azienda possa avere futuro, senza avere a cuore il futuro del pianeta. E ci sono tante aziende, molto importanti, che ci scelgono per piantare alberi e sostenere i nostri progetti. Sono aziende che hanno chiara una visione del proprio business e tengono davvero alla sostenibilità. Inoltre regalare un albero tiene insieme la concretezza di un impegno per l’ambiente, con un gesto di alto valore simbolico. Penso che regalare un albero ad un cliente sia qualcosa di davvero bello e prezioso».
Avete dei competitor?
«Continuo a credere che siamo unici nel nostro genere. Però sì, alcuni ci hanno preso a modello. Se poi devo essere ottimista potrei dire che non sono veri e propri competitor, perché alla fine dei conti lavoriamo tutti per rendere il mondo un po’ migliore. Quello che posso dire è che noi siamo partiti 10 anni fa e abbiamo creato quasi dal nulla un progetto innovativo e trasparente».
Articolo aggiornato in data 7 Settembre 2020
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