Accelerata Trastevere Calcio. Il club di uno dei rioni più famosi di Roma ha impostato le basi per costruire uno stadio dentro la città: sarebbe il secondo più importante, alle spalle solamente dell’Olimpico. Considerato che il Flaminio è in completo stato di abbandono. E ragionando sul fatto che Roma e Lazio sono ancora in alto mare con i progetti degli stadi di proprietà.
«Abbiamo già individuato la zona: si trova nelle vicinanze di via Bravetta», spiega il presidente del Trastevere Calcio, Pier Luigi Betturri. Ancora: «I tempi di realizzazione però non saranno brevi. Secondo me impiegheremo almeno tre anni prima di inaugurarlo e poterci correre dentro». Quasi inutile dire che l’idea è di mettere a punto uno stadio moderno, al passo con i tempi, utilizzando materiali eco e inserendo pannelli solari e led di ultima generazione. Insomma, green fin dalla posa della prima pietra. «Chiaramente la struttura non sarà in cemento armato ma saranno impiegati materiali inusuali, come per esempio il legno trattato. Vogliamo uno stadio 4.0, piccolo e confortevole, per giocare in Serie C», continua il numero uno del Trastevere Calcio.
Trastevere Calcio: conti in ordine
Il costo dell’operazione del nuovo impianto, che avrà una capienza di almeno duemila posti, è di circa tre milioni di euro. Una cifra che non spaventa il Trastevere perché i bilanci del club sono in ordine.
«Il Trastevere Calcio non è una società normale. Ha tutta una sua immagine e delle attività a margine numerosissime che contribuiscono a non rendere il bilancio negativo. Ci sono diverse entrate ma anche molte uscite. Cerchiamo sempre di tenere i numeri sotto controllo. Con questo tipo di politica riusciamo a fare campionati sempre di un certo livello. Anche in ambito femminile, dove abbiamo le carte in regola per salire in Serie B».
Una lunga storia
È stata la culla di Francesco Totti. La squadra che l’ha accolto e poi lanciato verso una carriera stellare. Sia in maglia giallorossa che azzurra nazionale.
Ma anche una creatura allenata da Fulvio Bernardini, autentica leggenda della Capitale e non solo. Il Trastevere Calcio è considerato a mani basse la terza squadra di Roma da quando la Lodigiani è scomparsa dal radar dei professionisti: lo dice la storia (la fondazione risale al 1909), lo dice il più recente cammino di rinascita, lo dicono i personaggi che ciclicamente hanno fatto grande il club che rappresenta il Rione.
Pier Luigi Betturri: da dieci anni al comando
Alla guida del Trastevere c’è il presidente Pier Luigi Betturri, che esattamente dieci anni fa ha fatto rinascere la società iscrivendola al campionato di Terza Categoria. La scalata nelle gerarchie pallonare è stata rapida e veloce. Così tanto che il Trastevere versione Serie D rappresenta una certezza quando iniziano i campionati minori.
Attualmente gioca le partite interne al Trastevere Stadium, impianto che si trova all’interno di Villa Doria Pamphilj. Un gioiello che però non può ospitare le partite di Serie C: è impossibile da omologare per diversi motivi, in primis a causa della posizione e della grandezza di spalti e rettangolo verde. Come è noto, infatti, a Roma, in questo momento, non ci sono stadi adatti a squadre professionistiche se si esclude l’Olimpico, tra l’altro già occupato da Roma e Lazio e con costi di gestione importanti. Dunque: se il Trastevere sale di un’altra categoria non ha una struttura attualmente dentro la città e quindi non si può iscrivere in Serie C.
«Ma noi quest’anno, come in passato, puntiamo a vincere. Certo, adesso c’è la Recanatese davanti a noi in classifica, ma se facciamo le cose per bene possiamo chiudere la stagione al primo posto e salire», ci dice il presidente Betturri. In caso di promozione, quindi, «siamo anche disposti ad andare a Rieti o Latina, in alternativa fuori dalla regione Lazio, in attesa di vedere nascere il nostro nuovo stadio».
Fondi americani
Non è un mistero. Più volte dei fondi americani hanno provato a prendere informazioni in Italia per mettere le mani sul Trastevere Calcio. «Alcuni fondi vogliono investire nel calcio italiano. Perché probabilmente pensano che nel futuro ci saranno dei ritorni importanti. Sono attratti dalla storicità, da ciò che è antico. Trastevere è un brand noto in tutto il mondo. Siamo una società che ha uno store nel cuore della città e che dispone già del Trastevere Stadium».
Ma una cosa è certa: «Il Trastevere Calcio non è in vendita – conferma Betturri – Non bastano neanche dieci milioni di euro perché stiamo parlando di una di quelle cose che non si vendono. E’ un po’ come se mi offrissero la stessa cifra per il mio gatto Arturo, al quale tengo tantissimo. Non si può dare via in cambio di denaro: è una questione di affetto, di famiglia, di passione».
I segreti del successo
Cambiano giocatori, allenatori e componenti della dirigenza, ma il risultato è sempre lo stesso. Il Trastevere Calcio, infatti, ha collezionato negli ultimi sei anni sempre posizioni da “Champions League“, non avendo mai chiuso la stagione al di sotto del quarto posto. L’anno scorso ha addirittura vinto i play off dopo aver centrato il secondo posto. Ma il salto in Serie C non si è materializzato per il problema stadio. Anche in questa stagione le cose sono andate oltre le aspettative nonostante la rivoluzione totale e un ruolo chiave cambiato.
Va ricordato, infatti, che il diesse Mattiuzzo, in estate, è passato all’Ostia Mare (non è stato l’unico) e al suo posto è subentrato il giovanissimo Flavio Maria Betturri, il figlio del presidente. Una mossa azzeccata alla luce dei risultati della squadra, che è profondamente cambiata.
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«Flavio Maria ha fatto tanta gavetta e adesso sta raccogliendo i frutti dei sacrifici – chiude il numero uno del club -. Non era facile sostituire Mattiuzzo e ricostruire una rosa competitiva. E’ un ragazzo che si è sempre impegnato, partendo dal basso. Se ho paura che in futuro vada in una società importante? Le persone devono camminare con le proprie gambe, se lo chiamano da un’altra parte e lui ritiene giusto andare, non ci vedo niente di male».
Insomma, uno dei segreti del Trastevere Calcio è sapersi reinventare. Fuori e dentro il campo (gli addi di Lorusso e company non hanno pesato più di tanto), trovando risorse sempre nuove, capaci di lavorare per un obiettivo comune: sbarcare tra i pro crescendo anno dopo anno, programmando e investendo sulle strutture e sugli uomini.
Articolo aggiornato in data 17 Marzo 2023
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