Olivair, Diana Zagarella: «Raccogliere le olive grazie al vento»

Una startup innovativa ha progettato un drone per la raccolta delle olive. Si tratta di un quadricottero che grazie alle sue notevoli dimensioni è in grado di generare un vento tale da far cadere le olive a perfetta maturazione, con vantaggi in termini di tempo, costi e nel rispetto dell’ambiente

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Raccogliere le olive grazie alla forza del vento. È questa l’idea alla base di Olivair, un drone a quattro eliche dal diametro di 2 metri e mezzo progettato per la raccolta delle olive. Un progetto sviluppato nel 2022 da Diana Zagarella (Ceo della startup) insieme a Dario Marroccu e, inizialmente, Giacomo Longaroni. «Sono un ingegnere aeronautico e ho un uliveto di famiglia in Calabria – ci spiega Diana Zagarella -. Nel periodo di raccolta delle olive mio padre mi presentò una problematica. Erano diversi giorni che andava in campagna e c’erano forti venti. Tuttavia non erano cadute abbastanza olive e perciò tornava indietro. Quando cadono le olive si vuole raccoglierle tutte e non che vengano sprecate».

Questo episodio, unito al dover realizzare un progetto per l’università, è stata la “lampadina” che ha acceso l’idea sul progetto Olivair. Da qui, prosegue Diana Zagarella, «mi è venuto in mente di associare il vento prodotto dalle eliche di un drone per provocare la caduta di tutte le olive nel momento ideale per la raccolta».

Il progetto ha trovato l’interesse del professor Umberto Iemma del Dipartimento di Ingegneria civile, informatica e delle tecnologie aeronautiche dell’Università Roma Tre, arrivando a essere inserito all’interno dell’incubatore Dock3. «Lì ho formato il mio team e abbiamo rifinito i dettagli del progetto stesso. Il risultato è stato un drone di 2 metri e mezzo di diametro che tramite il volo in uscita dalle eliche riesce a far cadere le olive alla maturazione desiderata».

Olivair, come funziona e quali sono i vantaggi

La funzione di Olivair è quella di andare a sostituire gli attuali mezzi utilizzati per la raccolta delle olive. Il sistema più utilizzato oggi è quello dei cosiddetti scuotitori. Si tratta di trattori che tramite un braccio meccanico agganciato al tronco dell’ulivo, lo scuotono (da qui il nome) fino a farne cadere i frutti. Un metodo, però, non esente da problematiche. «Lo scuotitore non riesce ad arrivare nelle zone scoscese, che costituiscono circa il 35 per cento degli uliveti attivi, infatti tantissimi ogni anno vengono abbandonati perché non è possibile effettuare la raccolta. Inoltre, ormai è dispendioso raccogliere a mano e non avviene più se non in pochissimi casi».

L’utilizzo di Olivair porterebbe vantaggi anche in termini ambientali. Gli scuotitori, infatti, «utilizzano carburante e sono estremamente inquinanti,  a differenza del drone che è elettrico. Senza dimenticare il danno alla pianta. Questi trattori spesso danneggiano i rami e causano scortecciamento. Si tratta di un problema a cui gli olivicoltori sono molto sensibili, perché si tratta di un danno che compromette l’annata successiva». 

Un altro beneficio verrebbe dalla velocità e praticità della raccolta. «Il trattore è molto lento perché richiede tre operatori di cui due a terra e uno alla guida. Inoltre, le reti per la raccolta possono essere stese su una pianta alla volta perché lo scuotitore non può passarci sopra. Tutto questo costa tempo e manodopera. Con il drone, invece, si possono predisporre le reti anche in modo tale da poter sfruttare la pendenza per ritrovarsi tutte le olive in uno stesso punto. Abbiamo stimato il risparmio in tre volte il tempo che si impiegherebbe con uno scuotitore».

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Un render del drone Olivair

La strada verso il prototipo e l’interesse riscontrato

Attualmente il progetto, dopo aver terminato il percorso di incubazione, ha iniziato la fase di test. «Abbiamo progettato un’impalcatura di 3 metri di altezza – ricorda Zagarella – dove all’estremità abbiamo posto un elica di un metro e mezzo di diametro per testare se effettivamente le olive potessero cadere con il vento e in che percentuale. I risultati sono stati assolutamente positivi. Ora vogliamo ottimizzare l’elica perché quella utilizzata nei test è un modello trovato in commercio. Siamo sicuri di poterne realizzare una ad hoc, perché di base le eliche sono progettate per efficientare la spinta verso l’alto. Quindi, aumentando il vento verso il basso pensiamo di poter aumentare ancora di più la caduta delle olive». 

L’idea ha riscosso sin da subito grande entusiasmo. Infatti, tramite il sito della startup e non solo, sono arrivate più di 250 richieste di prova da parte di olivicoltori.  «Soprattutto oggi, con questi cambiamenti climatici, moltissimi oliveti stanno scomparendo quindi riuscire a recuperare le zone scoscese e ampliare la coltivazione rappresenterebbe una svolta». Una soluzione che non riguarderebbe solo il nostro Paese. Infatti, ad ora sono già arrivate numerose richieste di informazioni anche dall’estero, come Turchia, Spagna o Grecia.

Olivair: la ricerca di investimenti

olivair, Dario Marroccu e Diana Zagarella
Dario Marroccu e Diana Zagarella

Tuttavia, al momento non è stato ancora realizzato un prototipo data l’alta richiesta di investimento.

«Da un punto di vista tecnologico – spiega Zagarella – il lavoro è particolarmente difficile. Abbiamo chiesto 200mila euro, questo per coinvolgere anche delle figure esterne che possano assicurarci la realizzazione. Abbiamo partecipato anche a un bando della regione Lazio, di cui aspettiamo risposta, in partenariato con Nimbus che è una società che fa droni innovativi, D-Flight del Gruppo Enav che si occupa di certificati per il volo e la stessa Università di Roma Tre».

Una volta trovati gli investimenti necessari, quindi, inizierà la costruzione del drone. «Per quanto riguarda teoria e progetto, grazie anche al supporto dell’università, siamo molto preparati. Si tratta comunque di droni di grandi dimensioni quindi abbiamo bisogno anche dell’esperienza di chi li ha già fatti. Il progetto è pronto. Bisogna fare ancora qualche test in laboratorio e poi potrà essere portato in produzione». 

I prossimi sviluppi

Contestualmente, però, prosegue la fase di ricerca del team di sviluppo della startup. Infatti, sul sito di Olivair è possibile, nella sezione “Prenota una prova”, compilare un form che aiuti a capire quali sono le esigenze dei futuri clienti. «Nel questionario chiediamo ad esempio la coltivazione, qual è il tipo di pianta, che cosa viene utilizzato e i problemi riscontrati nella raccolta. Tutte informazioni che servono per creare un prodotto il più possibile vicino alle esigenze del cliente».

Una volta realizzato il prototipo, non ci sarebbe però una produzione in serie, almeno per i primi tempi. «In una prima fase prevediamo soltanto il noleggio con pilota. Per pilotare il drone è necessaria una licenza specifica, quindi intendiamo mettere noi a disposizione il pilota. In un secondo momento, invece, pensiamo di poter aiutare i coltivatori ad aumentare le competenze che li possano poi rendere indipendenti».

E il progetto non si fermerebbe alla raccolta delle olive, ma prevederebbe un’evoluzione di Olivair anche in altri campi. «Vorremmo espanderci – conclude Diana Zagarella – anche ad altri frutti pendenti e a tutta la value chain del prodotto, realizzando un drone modulare che possa sostituire batteria con serbatoi e magari quando non è ancora periodo di raccolta possa essere utilizzato, ad esempio, per spargere nutrienti».

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Olivair, la Ceo Diana Zagarella

Articolo aggiornato in data 1 Settembre 2023
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