Attenzione al cliente e ai propri dipendenti. È questa la filosofia che contraddistingue il consorzio Executive Group, nato nel 2019 a Milano grazie all’intraprendenza di due imprenditori, Matias Spinola e Marco Cirillo. Il primo, tornato in Italia, dopo un periodo all’estero, inizia a lavorare per alcune cooperative, decidendo poi di mettersi in proprio. Nel 2017 fonda con Cirillo la cooperativa Executive, che nel 2019 viene trasformata in consorzio.
«Abbiamo creato una piccola impresa familiare – spiega Matias Spinola – In azienda siamo poco più di 10. Non siamo parenti, ma alla fine cerchiamo sempre di aiutarci fra di noi. E se c’è qualche problema personale ci veniamo incontro». Provenienti da diversi ambiti occupazionali, il primo dopo anni di lavoro all’estero è rientrato in Italia, hanno deciso di creare una realtà lavorativa puntando sulla qualità a 360 gradi. A cominciare dall’ambiente di lavoro.
Qual è l’organizzazione della società?
«Il consorzio Executive gestisce vari settori aziendali dallo smaltimento dei rifiuti, con la “Eko Tech”, che si occupa anche di facchinaggio, al settore delle pulizie gestito dalla “Clean Service”. L’area gestita dalla “Executive Professional” si occupa, ad esempio, dell’installazione dei Pos per la Nexi. Infine, l’area riservata alla “Consulting” cura la sicurezza, la parte finanziaria, commerciale e tutto quello che serve per tutte le altre aziende con cui collaboriamo».
Pensate di espandervi in futuro?
«Speriamo di aprire presto una filiale a Roma».
Quanto è importante oggi fare rete fra le aziende?
«Secondo me è fondamentale – ci dice Marco Cirillo – perché ad esempio ci permette di offrire servizi che noi non possiamo fare per legge. Come la collaborazione con Direzione Lavoro Group. Grazie a questa partnership possiamo lavorare ulteriormente su clienti già acquisiti con altri servizi che noi non potremmo offrire, o trovare nuovi clienti che il consorzio non potrebbe annoverare».
«Noi – aggiunge Matias Spinola – vogliamo dare più servizi possibili ai clienti. Poi dove non possiamo arrivare come consorzio, lo facciamo creando partnership con altre aziende che possono aiutarci negli altri settori».
Insomma, soddisfare pienamente il cliente.
«Certamente. Soprattutto grazie a un buon rapporto qualità/prezzo. Con noi il cliente deve risparmiare, per cui cerchiamo di agevolarlo e, grazie ai nostri consulenti, aiutarlo. Dalla necessità di noleggiare un veicolo, al voler aprire una nuova società. Tutto questo è qualcosa che offriamo come servizio al cliente, ma senza richiedere un pagamento. Se il cliente è soddisfatto e in più viene anche aiutato in altri ambiti che non rientrano nei nostri settori, rimarrà più contento e legato alla nostra struttura. Purtroppo quando ci spostiamo e chiediamo delle informazioni o delle consulenze è tutto a pagamento. Noi invece cerchiamo di evitare questo esborso al cliente. Visto che abbiamo la possibilità di fargli conoscere, di presentargli delle nuove realtà, dei nuovi consulenti che possono indicargli un aiuto, non vedo perché se già hanno un problema loro gliene dobbiamo dare un altro chiedendogli un pagamento».
«Quando il cliente esce dal nostro ufficio – prosegue Cirillo – deve essere contento di far parte di questo gruppo. Questo modo di fare in Italia non si è mai usato, ma all’estero si usa tanto. Come per la meritocrazia».
In che senso?
«Premiamo anche il merito dei nostri dipendenti, quegli impiegati che lavorano sulla piccola pratica, quella semplice di contratto o di assunzione. Cioè noi diamo un premio ogni mese ai nostri impiegati perché hanno svolto il loro lavoro aiutando sia il commerciale che ha venduto il prodotto, sia l’azienda. Per cui è giusto che si applichi un criterio meritocratico per tutti. Il commerciale di solito ha la percentuale, basata sul fatturato. Normalmente, invece, gli impiegati italiani fanno il loro lavoro, prendono uno stipendio e finisce lì. Però, se il commerciale porta dieci contratti in più, il carico di lavoro per l’impiegato aumenta. Quindi è giusto che se ci sono più entrate e il fatturato dell’azienda cresce, questo è grazie al lavoro di tutti. Per cui, se l’impiegato svolge in maniera positiva il suo lavoro, aiutando i commerciali con la pratica, è giusto che percepisca qualcosa in più a fine mese anche lui. Al momento in cui viene effettuata l’assunzione da noi è questa la prima regola che viene data».
«Da noi – precisa Marco Cirillo – non è il più anziano che guadagna di più, ma è quello che lavora di più».
Cosa è cambiato con l’emergenza Coronavirus?
«Da un lato – spiega Cirillo – abbiamo subito la situazione, riuscendo però a compensare dall’altro. Diversificando i servizi, c’è la possibilità di avere decrescite in alcune aziende, ma nel contempo aumentare in altre. Quindi non abbiamo accusato in maniera pesante l’emergenza, come purtroppo è accaduto a tanti artigiani e piccole imprese che sono monoservizio e monosettore».
«L’unica problematica che abbiamo trovato – aggiunge Spinola – è quella riguardante la sicurezza per i dipendenti, come la ricerca di mascherine, guanti e disinfettante. Abbiamo chi verifica nelle aziende nostre clienti che per i nostri dipendenti sia tutto costantemente controllato. Dalla temperatura e l’igienizzante mani all’ingresso, al fatto che le mascherine devono essere sostituite se utilizzate per troppo tempo. In questo caso, la mascherina è vero che per noi diventa un costo, ma è anche una sicurezza per il dipendente. Per questo invece di dargliene una al giorno come fanno tante aziende, gliene diamo quattro».
Avete utilizzato lo smart working?
«Assolutamente sì. Tutti gli amministrativi fanno lo smart working, tranne i commerciali che lavorano fuori dall’azienda».
Questa nuova normalità porterà dei cambiamenti nelle vostre dinamiche di lavoro?
«Abbiamo proposto a tutti gli amministrativi di continuare a seguire lo smart working – spiega Marco Cirillo – Perché può essere un vantaggio per ogni dipendente, soprattutto per quanto riguarda il budget familiare, non dovendo uscire ogni giorno per recarsi al lavoro».
Inoltre, ricorda Matias Spinola, «questo è un momento in cui le scuole sono chiuse e chi ha bambini e lavora non sa dove lasciarli».

Per quanto tempo proseguirete?
«Non lo abbiamo esteso come un obbligo, però è a discrezione di ogni impiegato – ci dice Cirillo – Noi lo abbiamo proposto».
«È stato accettato da parte loro fino a settembre – prosegue Spinola – perché si spera che per allora un vaccino per il Covid o delle cure vengano trovati. Poi, se vorranno continuare per noi non è assolutamente un problema. Abbiamo richiesto solamente uno o due giorni alla settimana di venire in sede perché ci sono delle parti burocratiche che si possono fare solo in ufficio».
Avete riscontrato vantaggi?
«Sì, perché i dipendenti sono più tranquilli e rilassati. Iniziano il lavoro in maniera differente. Non devono ad esempio organizzare il pranzo del bambino la sera prima. Ci sono soddisfazioni sia per noi per quanto riguarda il lavoro svolto, che per loro perché lavorano in maniera più rilassata»
Avete progetti per il futuro?
«Puntare sempre di più a progetti che hanno a che fare con le nuove tecnologie e col green. Abbiamo entrambi figli piccoli e vorremmo lasciargli qualcosa di questo pianeta e di questo Paese. Nel nostro piccolo cercheremo di fare qualcosa».
Articolo aggiornato in data 23 Aprile 2021
© Riproduzione riservata