Il lockdown è stato duro per tutti i comuni italiani. Comuni che ora stanno cercando di ripartire. E questo è anche l’obiettivo di Civitavecchia che vuole far leva sui suoi punti forti. Un porto che è il secondo per passaggi nel Mediterraneo e un territorio che non ha nulla da invidiare.
Infatti, come ci spiega il primo cittadino del comune laziale, Ernesto Tedesco, considerare ancora Civitavecchia solo un posto di passaggio «è un qualcosa che non va più bene. Già un anno fa, poco dopo il mio insediamento, ho cominciato a realizzare con i sindaci del territorio dei tavoli finalizzati a creare una rete, un sistema per proporre ai turisti un’offerta più ampia, non soltanto della nostra città. Noi abbiamo Tarquinia, Cerveteri, Santa Marinella, ecc.. insomma tutta una serie di città che offrono molto sotto il profilo culturale e dell’attrattiva turistica. Dobbiamo ragionare su questo». E alla nuova offerta si lega anche il progetto di un restyling del lungomare con una spiaggia per la città.

Qual è stata la situazione durante il lockdown? Che difficoltà avete dovuto affrontare?
«I cittadini sono stati assolutamente rispettosi delle regole in una dimensione che mi ha costretto, come altri sindaci, ad assumere provvedimenti spesso più restrittivi rispetto a quelli indicati nei dpcm. Tenuto conto della preoccupazione di una città dove c’erano tre cluster attivi. Due Rsa e un reparto dell’ospedale che erano in una situazione assolutamente preoccupante. Insieme a un porto con situazioni che potevano destare un allarme maggiore rispetto ad altre. Devo dire che contenuto il numero dei contagiati, la situazione è andata abbastanza bene. I morti, purtroppo, ci sono stati, sempre collegati a persone che vivevano nelle Rsa, ma ad oggi abbiamo un solo contagiato in ospedale. Siamo stati Covid free per un paio di giorni e abbiamo un problema con le navi, sulle quali si sono creati dei problemi collegati a contagi o comunque a situazioni di positività. Due membri dell’equipaggio di una nave da crociera sono allo Spallanzani e un altro che invece è sulla nave. Possiamo dire che la situazione è stata contenuta e i cittadini si sono comportati bene. Poi, dopo l’uscita dal lockdown, come è avvenuto in tutta Italia, c’è stata una forma di rilassatezza».
Le è capitato di doversi comportare da sceriffo?
«Qualche volta l’ho dovuto fare rispetto a situazioni che potevano essere poco controllabili, però abbiamo cercato di mantenere un minimo di vivibilità. Poi, con l’arrivo dei provvedimenti successivi che mano a mano hanno allentato la tensione è chiaro che la città ha ripreso a vivere e adesso abbiamo anche intrapreso il percorso estivo con un cartellone di spessore seguendo, chiaramente, delle regole.

Con un’ordinanza è stato imposto l’uso della mascherina nella zona antistante la Marina, nella zona dei concerti e delle manifestazioni».
Civitavecchia è conosciuta, soprattutto, per il suo porto. Che impatto c’è stato sui passaggi in città?
«Le crociere sono bloccate. Per una scelta che non mi ha coinvolto dal punto di vista amministrativo, questa città a livello portuale ha privilegiato il traffico crocieristico. Nulla di male, per carità. Un passaggio di 2 milioni e mezzo di persone all’anno in aumento, destinate a diventare quest’anno 2 milioni e 800mila. Purtroppo, questo non avverrà. Si è interrotto il traffico crocieristico che era una risorsa per il porto, ma anche per la città perché non tutti vanno a Roma, qualcuno si ferma. Inoltre, l’intenzione di questa amministrazione è cercare di incrementare un’attenzione per la città per dare dei servizi ai turisti, e attirare ancora di più la permanenza di coloro che vengono qui, sbarcano e fanno la sosta. Insomma, ragionare sul crocierismo in termini produttivi, concreti».
Ora state lavorando sulla ripartenza. Come vi siete attivati?
«Vogliamo ripartire con il territorio. Lo vogliamo fare chiedendo anche al governo un’attenzione. L’ho fatto in più di un’occasione. Ho avuto un’interlocuzione anche col ministro dei Trasporti, che ha ascoltato molte nostre richieste, per far sì che arrivi qualcosa di concreto. Ho insistito molto sul completamento della Civitavecchia-Orte, perché lì c’è un problema di 16 km che non sono stati completati nella zona di Tarquinia, per un problema di carattere ambientalistico. Anche quello potrebbe rappresentare un volano per incrementare quel traffico di merci che a Civitavecchia è molto ridotto. Inoltre, il nostro è anche il porto di Roma e del Lazio. È il secondo nel Mediterraneo per i traffici crocieristici e sicuramente dovrebbe avere un’attenzione diversa».
Che tipo di aiuti vi aspettate?
«C’è bisogno di un incremento di attenzione soprattutto da parte del governo centrale. Poi vedremo il discorso dei soldi dell’Europa. Credo che l’attenzione dovrebbe essere collegata anche alle risorse che sta investendo l’Europa per quanto riguarda le città che hanno centrali o problematiche legate ad attività industriali. Fare in modo che anche Civitavecchia rientri in questo pacchetto di finanziamenti. C’è chi ha bisogno di risorse e ha diritto di averle. Sia per quello che ha dato in termini di ambiente, che in termini di attività industriali che hanno pesato e pesano. L’inquinamento della città è collegato all’esistenza di due centrali. Una a carbone e un porto che è nella città e quindi crea un po’ di problemi».
Qual è stato l’impatto sul commercio della città?
«È una ripresa assolutamente lenta e insoddisfacente. Ci sono molte attività che sono in grave difficoltà e che temono anche di dover chiudere. Non è una bella situazione. La voglia di ricominciare c’è. Abbiamo chiesto dei finanziamenti proprio per cercare di dare un input, di creare un indotto che potesse in qualche modo agevolare il commercio, le attività di ristorazione, però la situazione è difficile. Perché uscire da un lungo periodo di chiusura, riprendere con i problemi che conosciamo, con le prescrizioni che per carità sono legittime e devono tutelare la salute, non è facile».
Quali sono stati gli aiuti alle attività?
«Abbiamo rispettato il pacchetto indicato dal governo. Per quanto riguarda ad esempio la Tosap. Presentando il pagamento per l’occupazione del suolo pubblico, per quanto riguarda le attività commerciali, abbiamo deliberato che possono utilizzare ulteriori spazi facendo la richiesta, in maniera gratuita. Nei termini indicati dal dpcm abbiamo differito per tutti i cittadini il pagamento della Tari. Che abbiamo ridotto per molte attività. Però, lo abbiamo fatto nei limiti di quello che il nostro bilancio ci consentiva di fare. E il nostro bilancio, come quello di tutti i comuni non brilla.
In questo momento, mantenere gli esercizi commerciali aperti è il problema grosso. La preoccupazione è la devastazione economico/sociale se da qui a poco tempo non si interviene in maniera concreta. Però l’aiuto deve venire anche dall’esterno. Non voglio elemosinare risorse, però ricordo che di quell’aiuto da parte dello Stato la maggior parte di quel denaro erano anticipazioni di cassa quindi alla fine erano soldi dei comuni.
L’aiuto deve essere più concreto. Come quello alle imprese, con il differimento di certi pagamenti che sono importanti. Perché se il cittadino non ha lavorato per mesi e poi deve pagare comunque imposte e tasse ha bisogno di una mano. Noi come comune ci proviamo, ma non lo possiamo fare soltanto noi. C’è bisogno di un input più alto. E ricordo, con un pizzico di orgoglio, che l’11 marzo eravamo in grado, perché abbiamo realizzato una struttura logistica con la Protezione Civile e la Croce Rossa, di aiutare le famiglie in difficoltà. Da subito siamo stati in grado di aiutare persone con le nostre risorse e con il grande cuore della città che ha dato una mano. Da imprenditori a cittadini comuni. E abbiamo aiutato almeno un migliaio di famiglie in difficoltà al di là dei contributi della Regione e dello Stato».
Su cosa avete puntato come attività di rilancio?
«L’impatto era quello estivo, quello più immediato. Quindi attività collegate che consentano alle persone di uscire, di ricreare un minimo di vivibilità, di approccio alle attività, alla ristorazione, ai negozi. Sono state fatte anche delle Notti Bianche. Sembrano cose apparentemente banali, ma in realtà hanno molto significato perché consentono di riprendere una vita e di farlo tenendo i negozi aperti».
Anche gli eventi nel medio periodo saranno confermati?
«Sì, nei limiti del possibile stiamo cercando di mantenere tutto. A cominciare dalle nostre tradizioni. Il 15 agosto a Civitavecchia ci sono i fuochi. È una tradizione che si ripropone da anni. Eppure abbiamo difficoltà. Basti pensare cosa significa organizzare uno spettacolo pirotecnico al quale assistono 20-25mila persone in questo momento. Nonostante tutto, però, abbiamo realizzato un cartellone estivo di grande qualità.

Non vogliamo arrenderci alla situazione. Rapportandoci con la sicurezza, confrontandoci con le autorità, con la prefettura, con la polizia, con i carabinieri, con la Protezione civile. Dobbiamo proseguire e andare avanti. Perché questa città ha bisogno di ricrescere e di rinascere.
Vogliamo puntare anche sulle nostre risorse che sono legate a un mare fantastico che però non consente di avere delle spiagge e delle strutture balneari. Per questo stiamo lavorando a una barriera soffolta davanti al nostro lungomare che ci consentirà, una volta realizzata di creare una spiaggia. Quindi un litorale appetibile per un turismo che dobbiamo in qualche modo stimolare. In più c’è l’aspetto culturale che per noi è fondamentale».
Quali sono le tempistiche per la realizzazione della spiaggia?
«Stiamo lavorando alacremente per la conclusione del progetto, che è molto costoso. Per realizzare una barriera soffolta ci vogliono molti soldi. Bisogna arginare la devastazione delle onde sul litorale, perché ogni mareggiata mangia il litorale quindi dobbiamo rimetterci mano per il rifacimento. Invece, con questo modo potremo realizzare una spiaggia e anche degli stabilimenti. Però ci vorranno almeno un paio d’anni per la realizzazione, perché i tempi tecnici ci sono».
In quest’estate si è parlato degli italiani che riscoprono il proprio Paese. Cosa direbbe per invitare i turisti a Civitavecchia?
«La nostra città è ricca di percorsi bellissimi dal punto di vista gastronomico e culturale. A cominciare dall’entrata in porto dove c’è la fontana del Vanvitelli. Poi il nostro centro che ha una sua caratteristica, anche se un po’ rovinata dai bombardamenti della II guerra mondiale. Fino alle terme Taurine che potremmo definire delle piccole terme di Caracalla. Una struttura bellissima che si presta a riscoprire il passato, una romanità fantastica. Senza dimenticare lo stesso porto di Civitavecchia che è stato costruito dall’imperatore Traiano, quindi…».
Articolo aggiornato in data 14 Giugno 2022
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