Tutti parlano di Bitcoin ma in pochi sanno di cosa si tratta. Quello che è certo è che la regina delle criptovalute ha catturato ancora di più l’attenzione e i titoli dei giornali da quando El Salvador ha ufficializzato di essere diventata la prima nazione a rendere il Bitcoin una moneta legale.
Del resto un Bitcoin, appena nato (correva l’anno 2009), valeva praticamente zero dollari mentre adesso un Bitcoin vale circa 40.000 dollari, dopo aver toccato quest’anno il picco superando ampiamente i 65.000 dollari. Cosa è Bitcoin? Come funziona? Come si compra? E dove può arrivare in futuro? Lo abbiamo chiesto a Gian Luca Comandini, imprenditore, divulgatore tecnologico e professore universitario. Comandini è uno dei massimi esperti di blockchain in Italia.
Bitcoin: cosa è?
«Bitcoin è una criptovaluta, cioè una valuta basata su crittografia. Per funzionare Bitcoin utilizza una tecnologia blockchain che è la reale rivoluzione, il vero paradigma che rivoluzionerà le nostre vite. Con la tecnologia blockchain si possono fare tantissime cose. Finora noi abbiamo conosciuto per prima l’applicazione monetaria, quindi il Bitcoin, quindi la possibilità di scambiarci del denaro in maniera istantanea, a basso costo e in maniera decentralizzata. Senza passare da terze parti come per esempio le banche».
«In futuro questa tecnologia ci permetterà di svolgere anche altre funzioni non collegate all’aspetto finanziario. Bitcoin al momento è visto come un asset speculativo, chi lo compra oggi lo fa principalmente per guadagnare. Mentre un domani il fine è quello di diventare una moneta a tutti gli effetti per comprare il pane e per scambiarci del denaro».
Dove si comprano i Bitcoin?
«Per ottenere dei Bitcoin basta andare qualcuno che già ce li ha, quindi vai da un amico, gli dai l’equivalente in soldi e li prendi. Oppure si possono utilizzare queste piattaforme di scambio. Le più famose sono Coinbase, Crypto e Binance che ti permettono inscrivendoti a una sorta di home banking di comprare e vendere Bitcoin e altre criptovalute in maniera istantanea».
Perché si usa il termine “minare“ i Bitcoin?
«Si dice minare perché il Bitcoin è visto come l’oro. Come è noto l’oro si mina, cioè viene estratto dalle miniere. Nella stessa maniera, grazie a degli algoritmi informatici, i nuovi Bitcoin vengono estratti, vengono ottenuti attraverso una procedura informatica che appunto si chiama “mining”».
Chi sono i miner?
«Sono coloro che prestano la propria potenza computazionale, i propri computer, alla rete Bitcoin. Grazie alla loro energia il Bitcoin funziona. In cambio vengono ripagati con i nuovi Bitcoin emessi. Quindi minare significa: io metto a disposizione la mia potenza per far funzionare la rete e in cambio accumulo Bitcoin».
Dove si conservano i Bitcoin?
«Su dei wallet privati, una specie di chiavetta usb, dove solo tu hai l’accesso. Ma è chiaro che se perdi le chiavi d’accesso perdi tutto. Oppure, come tutti fanno, li puoi conservare direttamente sugli exchange o su piattaforme centralizzate che detengono anche i tuoi accessi, che sono a tutti gli effetti delle banche, quindi se perdi la password te la ridanno. Chiaramente ti devi fidare dell’exchange perché se sparisce, sparisce con i tuoi Bitcoin».
Bitcoin e truffe: spesso se ne parla…
«In realtà le truffe sono avvenute per l’ignoranza delle persone. E’ un po’ quando agli albori di internet in molti cascavano nella classifica mail truffa che ti convinceva a dare i dati della carta di credito o a mandare dei soldi. Tutti ci cascavano ma non dicevamo “internet è pericoloso perché cadi nella truffe”. La stessa cosa sta succedendo con il Bitcoin: visto che c’è tanta ignoranza appena qualcuno ti dice “Vuoi diventare ricco? Metti qua i tuoi soldi in Bitcoin” e tu gli dai quei soldi, quel qualcuno sparisce e tu vieni truffato. Ma la colpa non è del Bitcoin, in quel caso il Bitcoin non centra nulla, diciamo che ci sono delinquenti che sfruttato l’immagine del Bitcoin per derubarti. Bisogna utilizzare le piattaforme affidabili per evitare truffe. Truffe che poi ci sono anche in altri settori».
Il mondo delle criptovalute è diviso: la bull run è finita o no?
«Penso che la bull run non sia finita. Credo che il prezzo del Bitcoin lateralizzerà per tutta l’estate, cioè rimarrà più o meno stabile. Per prepararsi poi, a fine anno, entro Natale, a un’altra ascesa importantissima. Quindi penso che verrà toccato a breve il picco massimo storico di Bitcoin. Dopodiché, come avviene ciclicamente, la prossima bull run probabilmente la vedremo dopo tre o quattro anni con il prossimo halving».
Già, l’halving? Ma cosa è precisamente?
«E’ un meccanismo tecnico per cui vengono dimezzati i Bitcoin minati. Avviene circa ogni quattro anni e ogni volta il prezzo schizza».
El Salvador verrà seguito da altri Paesi?
«Sicuramente lo seguiranno altri Paesi. Saranno Paesi piccoli che dipendono da economie occidentali e che si vogliono staccare queste logiche. O che vogliono, solamente per marketing, unirsi a questo trend. El Salvador l’ha fatto e Bitcoin ha recuperato il 15 per cento in pochi giorni. E probabilmente il Pil di El Salvador avrà un incremento importante La scommessa era proprio questa: oggi ci sono quasi 700 miliardi di dollari in Bitcoin, una piccola percentuale si sposterà su El Salvador e il Pil aumenterà».
Cosa risponde a chi dice che le grandi innovazioni non partono da Paesi in via di sviluppo?
«I sistemi tradizionali hanno sempre funzionato così, stavolta stiamo parlando di un’innovazione talmente dirompete e incredibile che sta servendo anche e soprattutto ai Paesi in via di sviluppo. Molti progetti di blockchain alternativi a Bitcoin sono nati solo ed esclusivamente per permettere ad esempio l’accesso bancario alle nazioni africane o per permettere a Paesi del terzo mondo di avere ancora una speranza e una chance di arrivare a competere con altri mercati globali».
Si riferisce a Cardano?
«Esattamente. Questo significa che anche il valore etico, la mentalità e l’ideologia che ci sono dietro a chi fa parte di community blockchain è un’ideologia diversa da quella che c’è sempre stata. Questa è una tecnologia fatta da persone che vogliono cambiare il mondo per renderlo migliore. E’ la prima volta che viviamo una rivoluzione del genere. Perché non si pensa solo al turbocapitalismo per arricchire qualcuno.
Bitcoin e volatilità: come si risolvere il problema?
«Si autorisolverà quando il Bitcoin e le criptovalute che rimarranno verranno accettate e utilizzate da tutti. Ad oggi c’è volatilità perché sono poche le persone che utilizzano determinate criptovalute e le utilizzano per speculare, quindi se vogliono speculare deve esserci per forza volatilità. Quando molte criptovalute falliranno perché non hanno senso di esistere e quindi rimarrà Bitcoin come valuta globale, allora tutti la utilizzeranno e il prezzo si standardizzerà. A qual punto non ci chiederemo più quanto vale un Bitcoin, proprio come oggi. Perché quando vai a comprare il pane non ti chiedi quanto è oggi il rapporto tra euro e dollaro o quanto era ieri. Sicuramente il pane che hai comprato l’hai preso con un potere d’acquisto maggiore rispetto a ieri o viceversa, proprio in base al rapporto con il dollaro. In futuro non ci chiederemo più quanto vale. Perché un Bitcoin vale un Bitcoin. Sarà una moneta riconosciuta e usata da tutti. Quando arriveremo a quella fase, ancora ci vuole qualche anno, il valore si standerizzerà».
Cosa sta facendo Elon Musk con il Dogecoin?
«Speculazione. Elon Musk ha comprato tanti Bitcoin quando valevano poco, ha iniziato a twittare “Viva Bitcoin” ed è salito di prezzo. Lui ha fatto miliardi vendendo Bitcoin e quando li ha venduti ha comprato Dogecoin che è una criptovaluta senza senso e nata per scherzo. Musk ha capito che la sua influenza poteva spostare il prezzo perché aveva grossi capitali da investire in una moneta piccola. Ha comprato tantissime unità di Dogecoin quando una valeva 0,0002 centesimi, ha iniziato a twittare dicendo che non gli piacevano i Bitcoin e che amava Dogecoin. Milioni di persone l’hanno seguito, ci sono cascate, e Dogecoin è salito di prezzo. Musk in questo modo ha guadagnato centinaia di milioni di dollari».
Cosa ne pensa di Polkadot?
«Polkadot è stata sviluppata da alcuni sviluppatori di Ethereum che si sono staccati per creare qualcosa di nuovo. Sicuramente minerà Ethereum e penso che sia destinato ad essere uno dei progetti più interessanti in futuro. Il problema è che oggi sono tantissimi questi progetti, si stimano oltre 10.000 criptovalute diverse. Quindi, non è semplice capire su quale scommettere. Molte fanno la stessa cosa. Perché quello che fa Ethereum lo può fare Cardano, quello che fa Polkadot lo può fare Uniswap. Bisogna studiare bene i singoli progetti e capire su quale investire, su quale credere, e per quale motivo credere a una piuttosto che un’altra. Oppure si può diversificare, cioè mettere un piede su tutte perché hanno valutazioni basse. Da qui a 10 anni? Il 90 per cento delle criptovalute spariranno. Le poche monete che resteranno in circolazione avranno un utilizzo concreto e specifico».
Lei è anche il proprietario di una squadra di calcio: il Vesta. E’ vero che avrete il logo Bitcoin sulla maglia?
«Sì, saremo i primi in Italia e i secondi al mondo. Utilizziamo i Bitcoin per finanziamenti, sponsorizzazioni e merchandising, oltre a Eos per rendere il bilancio trasparente. Così chiunque può vedere come spendiamo i soldi. Il nostro obiettivo è arrivare il prima possibile in Serie D».
Articolo aggiornato in data 10 Marzo 2022
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