Risanare e rilanciare un settore, come quello della portualità laziale, messo in ginocchio dalle conseguenze della pandemia. È stata questa la missione dei primi mesi d’incarico del nuovo Presidente dell’Autorità portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, Pino Musolino. Veneziano, dal 2017 ha ricoperto l’incarico di Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale. Ora si dovrà occupare di rilanciare i porti del Lazio verso una nuova sostenibilità.
L’inizio del nuovo incarico, partito ufficialmente il 16 dicembre 2020, non è stato facile in quanto la situazione non era certo semplice. «Sono arrivato – ci spiega in un’intervista – con un Ente senza bilancio, e una situazione finanziaria ed economica disastrosa con meno 10 milioni di euro per il pareggio tecnico. Quindi sono partito non in salita, ma per un’arrampicata sull’Everest. Con una fortissima tensione sociale data anche dal fatto che già dal 2019, quindi pre-Covid, il porto aveva cominciato a perdere pesantemente traffici commerciali e poi la pandemia ha dato il colpo di grazia».

Quali sono state le conseguenze del Covid sul settore portuale?
«Civitavecchia, essendo il primo porto per crociere d’Italia e d’Europa ha subito un calo drastico fino al 99,7 per cento del totale del traffico crocieristico. Quindi sono arrivato nel mezzo della tempesta perfetta. Una situazione tragica e un punto di partenza non semplice in un momento estremamente difficile, perché eravamo nel pieno della seconda ondata quindi del nuovo lockdown. Quindi con una spending review estremamente significativa siamo riusciti a sanare la situazione interna arrivando al pareggio tecnico e all’approvazione del bilancio.
A quel punto abbiamo cominciato a mettere una serie di pedine, spostando uffici, razionalizzando, rimotivando anche il personale interno e abbiamo iniziato una manovra molto aggressiva di riproposizione sui mercati. Non solo per la parte crocieristica, ma soprattutto per la parte merci. Sia sulla parte contenitore, sia sui traffici relativi al ro-ro ro-pax, cioè ai traghetti che sono uno degli elementi di forza del porto di Civitavecchia, ma che questo porto per vari motivi non aveva più né sufficientemente considerato né valorizzato.
Questa diversificazione necessaria in generale, lo è stata ancora di più nel momento della pandemia. Perché è evidente per un porto che viva solo di crociere il Covid ha dimostrato quanto sia rischioso e devastante questo tipo di investimento. Mettere tutte le uova in un unico paniere ha rischiato di mettere in ginocchio non solo il porto, ma un’intera città che attraverso il porto vive e prospera. E bisogna ricordare che abbiamo anche Fiumicino e Gaeta come porti, quindi, come Autorità portuale, rappresentiamo la totalità dei porti del Lazio».
Ora qual è la situazione?
«Abbiamo lavorato anche con le compagnie e siamo riusciti, primo porto nel mondo, vorrei sottolinearlo perché alle volte si danno per scontate certe cose, a far ripartire le crociere in continuità già tra dicembre e gennaio. Già all’inizio del 2021 avevamo una nave perennemente in linea che faceva scalo a Civitavecchia. Ora le navi operative sono 5. Abbiamo già fatto circa 200mila passeggeri croceristi dall’inizio dell’anno. Certo, non sono i numeri pre Covid, ma sono numeri pazzeschi perché nessun altro sta facendo questi risultati al momento nel mondo. Con una bella collaborazione pubblico-privato abbiamo sviluppato fondamentalmente delle operatività, delle buone pratiche per far gestire in sicurezza il passeggero in un porto Covid-free. E sta funzionando perché 200mila passeggeri sono comunque numeri importanti in questa fase».
Quali sono le differenze rispetto al periodo pre-pandemia?
«Pre-Covid i numeri erano circa 2 milioni e 700mila croceristi all’anno. Oggi, a metà anno, stiamo viaggiando sui 200mila però bisogna tener conto che fino a 3 mesi fa eravamo nel pieno dell’ondata e del lockdown. Poi, oltre ai passeggeri delle crociere facciamo, normalmente, anche 3 milioni di passeggeri ro-pax, cioè i passeggeri dei traghetti che vanno nelle isole, principalmente Sardegna e Sicilia, o in Spagna e Tunisia. Sono le linee principali di collegamento Ro-ro Ro-pax che abbiamo da Civitavecchia. Anche in questo caso è un porto che sta facendo numeri buonissimi. Abbiamo già fatto in questo settore un + 34 per cento rispetto all’anno scorso.
Le compagnie di crociera avevano già dato per morto anche il 2021 e stavano pianificando il 2022. Quindi tutto quello che riusciamo a fare quest’anno è veramente una benedizione. Ma non solo: è buona pratica. Perché qui a Civitavecchia e non a Miami, a Barcellona, a Shangai o a Dubai, stiamo sviluppando alcune delle pratiche operative che saranno il new normal dell’industria post-Covid».
Ad esempio?
«In tutto il mondo, da un anno e mezzo, c’è un grosso problema con i marittimi e il cambio di equipaggi. Queste persone, fondamentalmente, sono prigioniere a bordo delle navi. In alcuni casi da 18 mesi, anche con gravissime ripercussioni sulla stabilità psicologica del marittimo stesso. Ora noi con un lavoro di cesello, con la struttura commissariale del generale Figliuolo, con la Asl 4 di Roma e con la sanità marittima, siamo riusciti a far costruire una norma nazionale e una operatività locale. Quindi stiamo vaccinando tutti e 16mila i marittimi che erano a bordo delle navi in sosta inoperosa a Civitavecchia. Operando fondamentalmente su 3 livelli.
Il primo è una misura di civiltà, non si possono lasciare queste persone prigioniere a bordo delle navi. Il secondo è un vantaggio anche per l’Italia, perché queste persone dovranno essere prima o poi rimpatriate, quindi attraversare il Paese ed è meglio se lo facciano da vaccinati. Infine, il terzo ci ha permesso di apparire alle compagnie di crociera come un porto leader nella gestione di una situazione estremamente complicata e dove loro erano parte molto debole. Questo ha già permesso che grandi compagnie rilasciassero degli ottimi comunicati a livello internazionale. Questo è il lavoro che stiamo facendo. È chiaro che il 2021 è ancora come un anno di transizione. Le compagnie prevedono un 2022 in miglioramento e un boom, che stanno già vedendo sulle prenotazioni, per il 2023. Speriamo che sia più 2022 che 2023, però lavoreremo e stiamo lavorando per presentarci al momento della ripartenza forti di tutte le esperienze che abbiamo fatto finora e soprattutto consapevoli di aver contribuito, se non a farle tutte, a essere compartecipi della creazione delle buone pratiche che saranno il new normal delle crociere post Covid».

Rilanciare il settore dopo la ripartenza: quali misure state approntando per i turisti?
«Sulla sicurezza sanitaria abbiamo già approntato delle pratiche che ci permettono di gestire i passeggeri sia in questo momento che quando ci saranno numeri più importanti. Il terminal ha una tracciabilità piena del passeggero il quale viene testato addirittura prima di fare il check-in per il rilascio bagagli. Se il test è negativo viene portato a fare il suo check-in e poi in nave. Qui è seguito all’interno di una bolla sanitaria e ha un braccialetto con la piena tracciabilità costante per conoscere eventuali contatti e contagi. La nave viene sanificata ripetutamente più volte al giorno. Solo gli ascensori sono sanificati 48 volte, una volta ogni mezz’ora. Da un punto di vista operativo ci siamo attrezzati insieme alle compagnie, insieme al terminal per affrontare ormai in maniera rodata questo tipo di discorso con il Covid.
Inoltre, abbiamo aperto in porto il più grande centro vaccinale a nord di Roma già all’inizio di luglio. Stiamo vaccinando una media di 1100 persone al giorno. Un centro che propone tutti e 4 i vaccini. Quindi ci siamo messi anche in discussione e a disposizione del territorio. Perché abbiamo i parcheggi, la viabilità e la struttura. Potevamo anche non farlo, perché non eravamo tenuti, però ritenevo che fosse anche un ruolo importante da parte di un’amministrazione pubblica come la nostra mettersi a disposizione del Paese. Anche perché prima finisce questa pandemia e prima ricominciano a funzionare bene anche i porti e l’economia».
E per il settore delle merci?
«In quel caso ci sarà un effetto rebound a U allargata. Complessivamente, i traffici di tutte le tipologie, del porto di Civitavecchia sono aumentati del 21 per cento dal mio arrivo. Stiamo mettendo in piedi una strategia molto aggressiva, parlando con quasi tutti gli armatori e proponendo nuove soluzioni anche ai caricatori. Abbiamo parlato al Car (centro agroalimentare di Roma), con i produttori umbri, con i produttori di animali. Ad esempio, il Lazio, che produce centinaia di capi bovini e ovini all’anno, li esporta mandandoli via camion a Marsiglia e da qui salgono in nave. Tolto l’aspetto economico, si pensi all’aspetto di sostenibilità e alla salute di questi animali che partono dal Lazio per andare fino in Francia, a Marsiglia, quando hanno un porto a pochi passi. Ecco, quindi stiamo considerando ed esplorando tutte le possibilità. E anche in questo caso si sta dimostrando una tattica vincente perché l’intensità dei traffici sta aumentando.
Inoltre, questo porto ha già in questo momento un fondale naturale di 15,60 metri che nel resto del Tirreno, per non parlare dell’Adriatico, non ha nessuno. Livorno ha 11,70 metri, La Spezia 14,50. Solo Genova ha fondali più grossi dei nostri, ma stanno facendo la diga che costerà molti soldi. Noi, invece, abbiamo un terminal naturale dove possono accostare le navi. Nelle scorse settimane due navi da oltre 11mila tir hanno attraccato a Civitavecchia. La seconda, da 12mila, in una giornata ha fatto oltre 900 movimenti.
E c’è anche un’inversione di tendenza da addetti ai lavori: il numero assoluto di tir sta diminuendo, ma sono spariti i vuoti e sono arrivati i pieni. Significa non siamo più utilizzati come un parcheggio di scambio da parte delle compagnie, ma stiamo diventando un porto Gate in cui entrano ed escono merci. Per troppo tempo Civitavecchia si è caratterizzata come un porto solo per le crociere. Ecco, il Covid ci ha insegnato che un porto che fa solo una cosa non vive bene e rischia molto. Quindi, con i miei collaboratori, sto cercando di aprire questa diversificazione».
Per questa estate cosa vi aspettate come afflusso di turisti?
«Solo con i ro-ro, quindi i traghetti per le isole, abbiamo sold out giugno, luglio e agosto al netto di eventuali nuove chiusure. Questo è un ottimo segnale. Normalmente significherebbe circa 3 milioni di passeggeri. Non stiamo andando sui 3 milioni, ma si tenga conto che il sold out è comunque figlio della capacità della nave al 50 per cento per cui, incrociando le dita, dovremmo superare il milione di passeggeri. Numeri, comunque, molto alti in questo periodo. Sulle crociere, credo che per la fine dell’anno potremo tranquillamente veleggiare sul mezzo milione che, ribadisco, è un quinto di quello che facevamo a regime. Però è mezzo milione in più di quello che abbiamo fatto l’anno scorso che era praticamente zero».
Quali sono i punti principali su cui si sta concentrando per il rilancio dei porti del Lazio?
«Sarò diretto. I porti del futuro che ho in mente devono essere digitali, innovativi, inclusivi e sostenibili».
Da ex Presidente dell’Autorità portuale dei porti veneti, qual è la sua opinione sulla questione grandi navi a Venezia?
«Diciamo che per bon ton istituzionale mi sono astenuto e mi astengo da qualsiasi commento sulla questione. Non invidio il mio successore che si trova in una situazione estremamente difficile. Assieme ai vari governi avevamo fatto già un lavoro nel 2017, che ritenevo e ancora ritengo essere una situazione buona. Per il resto non mi permetto di commentare perché bisogna essere lì e avere responsabilità in questo momento. È chiaro che da veneziano che ha ancora casa e famiglia lì, quindi che ha a cuore le sorti di quella che è la mia città natale, un po’ soffro a vedere cancellati così 5mila posti di lavoro e svariati milioni di indotto. Quindi da cittadino la cosa preoccupa un po’».
Articolo aggiornato in data 30 Luglio 2021
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