Incendi, l’allarme roghi colpisce l’Italia e altre zone del mondo

L’Amazzonia e altre Paesi del mondo sono devastati da grandi roghi, spesso dolosi e aggravati dai cambiamenti climatici, come denuncia Greenpeace

Con ancora negli occhi le immagini dei roghi di Pescara, non si ferma, sia in Italia che in altre aree del mondo l’allarme incendi. Sono, infatti, sempre più frequenti ed estesi e interessano diverse aree del mondo, dall’Amazzonia alla Russia.  Nel nostro Paese, invece, nei giorni scorsi, roghi devastanti hanno colpito la Sardegna, la Sicilia e l’Abruzzo. 

Secondo il più recente “Rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia”, realizzato dalla Direzione generale delle foreste del Mipaaft, ogni anno nel nostro Paese vengono distrutti in media 107 mila ettari di bosco, in gran parte proprio a causa degli incendi.

incendi, l'Amazzonia a fuoco
Foto dall’alto di un incendio in Amazzonia (foto © Christian Braga / Greenpeace)

Incendi, a fuoco il “polmone verde” del mondo

I roghi stanno consumando anche l’Amazzonia, la più grande foresta pluviale tropicale del Pianeta. Si tratta di incendi in gran parte dolosi, appiccati per espandere le piantagioni destinate alla produzione di mangimi o per fare spazio ai pascoli di bovini. Oltre la metà degli incendi ha interessato porzioni di foresta che appartengono al pubblico demanio e terre indigene. Una tendenza destinata ad aumentare vertiginosamente se il Congresso brasiliano approverà il progetto di legge “PL2633/2020”, che aprirebbe la strada a un indiscriminato accaparramento delle terre (il cosiddetto land grabbing) per mezzo della deforestazione. Per testimoniare la gravità di quel che accade nella regione amazzonica, a luglio, dal 29 al 31, Greenpeace Brasile ha effettuato diversi voli di monitoraggio negli stati di Amazonas, Rondônia, Mato Grosso e Pará, registrando immagini impressionanti.

Appello a Brasile e Ue

Come spiega Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia, «l’Amazzonia può assorbire grandi quantità di carbonio ma, purtroppo, secondo uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica Nature,  la sua capacità di agire come un immenso “serbatoio di carbonio” è gravemente minacciata dalla deforestazione e dai cambiamenti climatici. La ridotta capacità dell’Amazzonia di catturare CO2 è un ulteriore avvertimento: ridurre le emissioni causate dai combustibili fossili e fermare la distruzione della foresta è più urgente che mai. È necessario che il Brasile riconosca i diritti e la proprietà delle terre ai popoli indigeni e che l’Unione europea approvi una rigorosa normativa per impedire l’ingresso sul mercato comunitario di prodotti e materie prime legate alla deforestazione e alle violazioni dei diritti umani».

incendi, rogo in Amazzonia
(oto © Christian Braga / Greenpeace)

 

Incendi nell’est Europa

Anche in Russia la situazione è drammatica: dall’inizio dell’anno sono andati in fumo oltre 10 milioni di ettari di foreste. Il territorio più colpito è la Yakuzia, dove gli incendi continuano a divampare e si sono già persi 3,5 milioni di ettari di foreste. Da una settimana, il team di pronto intervento di Greenpeace Russia, insieme alle autorità locali, combatte contro le fiamme nella regione di Leningrado, vicino al villaggio di Naziya, nel distretto di Kirovsky. Un’area ricca di torbiere che il governo russo aveva deciso di drenare per usare la torba come combustibile delle centrali elettriche e nella produzione di fertilizzanti, con gravi conseguenze sull’ecosistema, come la maggiore suscettibilità agli incendi. Il fumo liberato dalla combustione delle torbiere rischia ora di raggiungere San Pietroburgo, come era già successo nel 2010.

Articolo aggiornato in data 16 Giugno 2022
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