Da domenica 6 giugno la Soprintendenza Speciale di Roma riapre al pubblico l’area archeologica di Santa Croce in Gerusalemme con visite guidate la prima e la quarta domenica del mese.
«Un altro importante tassello dell’archeologia a Roma torna finalmente fruibile – spiega Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma –. Il pubblico, attraverso visite guidate, potrà apprezzare la bellezza di un’area che comprende i resti di domus, di un acquedotto, di un circo, di un anfiteatro, di una basilica civile. Ma, grazie alle stratificazioni, potrà soprattutto rivivere un pezzo fondamentale della storia di Roma e per i romani della storia della loro città».
Santa Croce in Gerusalemme: via libera a Roma
L’area archeologica di Santa Croce di Roma è un complesso di grande suggestione, che fin dall’epoca augustea, si caratterizzava come un quartiere di grandi dimore private. Nel corso del III secolo dopo Cristo venne scelto dagli imperatori Severi per edificarvi una sontuosa residenza articolata in vari nuclei monumentali. Tra il 270 e il 275 dopo Cristo la costruzione delle mura Aureliane spezzava l’unità del comprensorio, inglobandone alcune strutture. Nel IV secolo, con Costantino, il complesso, notevolmente modificato, continuava a funzionare come residenza imperiale con il nome di Palazzo Sessoriano, poi lasciato dall’imperatore alla madre Elena.
«Questa riapertura è per noi un segno di ripresa – dichiara Anna De Santis direttore dell’area archeologica di Santa Croce di Gerusalemme –. In questi mesi abbiamo continuato a fare ricerca e a lavorare per rendere la visita più interessante, a esempio con il restauro della parte di Acquedotto Claudio che costeggia il sito. Presto riprenderemo gli scavi per ampliare il percorso per il pubblico».
Info sulle visite guidate
Visite guidate a partire dal 6 giugno, ogni prima e quarta domenica del mese per singoli alle ore 10 e per gruppi alle ore 11.30, per un massimo di 20 persone a visita oltre la guida.
Percorso di visita:
- punto d’incontro Cancello di Kounellis
- Circo Variano
- acquedotto Claudio, domus e Mura Aureliane
- domus di Aufidia Cornelia Valentilla [il gruppo è suddiviso in sottogruppi di 10]
- Tempio di Venere e Cupido (esterno)
- Anfiteatro Castrense
Per il mese di giugno le aperture del sito con visite saranno solo domenica 6 su prenotazione obbligatoria.
Santa Croce in Gerusalemme: le origini
Destinata fin dal IX secolo avanti Cristo a una funzione prevalentemente funeraria, l’area oggi denominata di Santa Croce in Gerusalemme durante la storia della Roma antica ha avuto diverse funzioni e un importante sviluppo urbanistico.
A partire dal V secolo avanti Cristo, la zona divenne un essenziale snodo di comunicazione grazie alla presenza di tre grandi strade, Labicana, Prenestina e Celimontana. Inoltre, essendo uno dei punti più alti della città, nei secoli vi confluirono ben otto acquedotti, tra cui quello Claudio, la più antica testimonianza monumentale del comprensorio (52 dopo Cristo) ancor oggi visibile.
Tra il 42 e il 38 avanti Cristo, nell’ambito di un generale riassetto urbanistico dell’Esquilino, Mecenate trasformò l’area in un quartiere residenziale, con grandi villæ e domus private immerse in vasti giardini (horti). In particolare, la zona vicina a Porta Maggiore divenne in seguito proprietà della famiglia dei Varii, imparentati con la dinastia dei Severi (horti Variani).
Residenze imperiali
Dagli inizi del III secolo dopo Cristo, con l’elezione a imperatore di Sesto Vario Avito Bassiano, detto Elagabalo (218-222 dopo Cristo), gli horti Variani entrarono a far parte del demanio imperiale. Elagabalo modificò la villa dei Varii trasformandola in una sua nuova residenza, strutturata in nuclei monumentali che facevano perno su un atrio (corrispondente all’attuale basilica di Santa Croce) e connessi tra loro da corridoi articolati all’interno di un vasto parco.
Della villa facevano parte l’anfiteatro Castrense e il circo Variano, strutture utilizzate per giochi e corse di carri a uso esclusivo della corte imperiale, mentre le terme Eleniane, edificate da Alessandro Severo (222-235 dopo Cristo), erano probabilmente destinate alla fruizione pubblica.
La dimora imperiale venne ridimensionata dalla costruzione delle mura Aureliane (271-275 dopo Cristo), che sacrificarono il circo e inglobarono l’anfiteatro e la parte residenziale. Con Costantino (306-337 dopo Cristo) la villa conobbe la sua ultima fase di splendore: fu trasformata in un complesso polifunzionale, noto come Palazzo Sessoriano (che significa luogo di soggiorno imperiale). Protetto su tre lati dalle mura, il complesso era diviso in una parte pubblica (dove spicca la basilica civile nota come tempio di Venere e Cupido), una destinata agli alloggi della corte (le domus lungo le mura) e infine un settore privato riservato alla famiglia dell’imperatore.
La chiesa
Per volere di Elena, madre di Costantino, l’antico atrio della villa severiana fu adattato a cappella Palatina dedicata al culto della croce di Cristo, ancora oggi praticato nella Basilica. Il nuovo palazzo doveva essere un vasto complesso polifunzionale esteso su una superficie di circa 122.500 metri quadrati, una sorta di enclave incastonata nell’angolo sud-orientale delle mura Aureliane.
Negli anni successivi, mentre il centro della vita politica e imperiale si era ormai trasferito a Costantinopoli, la zona di Santa Croce ebbe una sorte simile a quella di altre parti della città, venendo progressivamente abbandonata e destinata a colture. Mentre il palazzo e gli edifici pubblici e privati andarono lentamente in rovina, la chiesa continuò a esistere, diventando meta di pellegrinaggi e importante centro vitale, intorno al quale si sviluppò una fiorente comunità religiosa.