Un’immagine vale più di mille parole. Una conferma di questo adagio la si ha osservando i lavori premiati nella 63esima edizione del World Press Photo, uno tra i più importanti concorsi di fotogiornalismo. Il riconoscimento viene assegnato ogni anno dal 1955 e premia i migliori fotografi professionisti.
I nomi dei vincitori di quest’anno sono stati annunciati lo scorso 16 aprile tramite i social. Le loro foto e quelle dei finalisti sono esposte in una mostra organizzata, per il secondo anno consecutivo, a Palazzo delle Esposizioni a Roma. Oltre alle foto, inoltre, è stata dedicata una sezione al Digital Storytelling, con dei video che raccontano alcuni eventi cruciali del nostro tempo. Al termine della rassegna, anche alcuni degli scatti più iconici fra i vincitori di tutte le edizioni. Come la foto di Charlie Cole, dello studente a Piazza Tienanmen di fronte ai carrarmati durante le proteste di Pechino del 1989.

I premiati 2020
Sono tanti i temi che ricorrono nelle fotografie in mostra. Scatti a colori o in bianco e nero che raccontano episodi e storie. Dal mondo della guerra e delle ribellioni, ai tanti volti dei popoli e della natura. Così come trovano spazio il tema delle minoranze, i paesaggi e le immagini dello sport. In tutto 139 fotografie che raccontano quanto accade nel mondo. Per arrivare alla scelta finale, la giuria ha esaminato oltre 73mila immagini scattate da 4282 fotografi. I finalisti sono stati 44, provenienti da 24 Paesi.
A vincere, nella categoria World Press Photo of the Year 2020 è stato Yasuyoshi Chiba, reporter giapponese dell’agenzia France-Presse. La sua foto, “Straight Voice” raffigura un momento di protesta a Khartum, in Sudan, con alcuni giovani che chiedono un governo democratico. I loro volti sono illuminati dalla luce dei telefoni a causa di un blackout ordinato dalle autorità sudanesi.

Nella categoria World Press Photo Story of the Year, invece, la giuria ha scelto di premiare gli scatti di Romain Laurendeau e il suo reportage, “Kho, la genesi di una rivolta”. La parola Kho, nel linguaggio arabo nordafricano colloquiale significa fratello. Con i suoi scatti, il reporter francese ha raccontato il disagio dei giovani algerini che, con le loro azioni di sfida alle autorità hanno ispirato e coinvolto il resto della popolazione a prendere parte alla loro azione. In questo modo hanno dato vita al più grande movimento di protesta in Algeria degli ultimi decenni.

Alcune informazioni
L’apertura della rassegna, inizialmente prevista per il 25 aprile, è stata posticipata causa emergenza Covid al 16 giugno. Sarà possibile visitarla fino al prossimo 2 agosto. È possibile acquistare i biglietti solamente online. La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 20, con accessi contingentati ogni mezz’ora (l’ultimo ingresso è alle 19). il costo del biglietto è di 12,50 euro con riduzioni per i giovani fino ai 26 anni e gli over 65. Dal martedì al venerdì, dopo le 18, il costo del biglietto è di 6 euro a persona. Inoltre, l’acquisto del biglietto per la rassegna World Press Photo dà la possibilità di visitare anche la mostra dedicata a Jim Dine, nelle sale del Palazzo delle Esposizioni.
Articolo aggiornato in data 14 Giugno 2022
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