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Un libro per ricordare la prima strage di mafia nell’anniversario dei 60 anni dall’evento. Marino Fardelli, Difensore Civico della Regione Lazio e Presidente dei Difensori Civici italiani, con “I mandarini rossi di Ciaculli” vuol rendere onore alla memoria di sette componenti delle forze dell’ordine che il 30 giugno 1963 furono vittime di un attentato mafioso nella borgata di Ciaculli a Palermo.
Il testo, inoltre, è dedicato alla memoria del carabiniere Marino Fardelli, una delle sette vittime e zio dell’autore. Il libro, però, non si sofferma sull’evento, ma lo inquadra all’interno del contesto storico in cui si verifica. La prefazione è a cura del presidente Pietro Grasso, già Procuratore Nazionale Antimafia e presidente del Senato, mentre la postfazione è stata scritta dal Generale D. Pasquale Angelosanto, Comandante del ROS Carabinieri.
“I mandarini rossi di Ciaculli” (Gemma edizioni) è stato presentato presso l’Istituto Luigi Sturzo a Roma. All’evento sono intervenuti insieme all’autore, il presidente Pietro Grasso e il Generale Pasquale Angelosanto. Presenti, inoltre, Giovanni Salvi, già Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Arcangela Galluzzo, coordinatrice del Lazio di Avviso Pubblico, il sen. Lucio D’Ubaldo, direttore de “Il Domani d’Italia” e Giuseppe Antoci, presidente onorario della Fondazione Caponnetto.
Indice
I mandarini rossi di Ciaculli, la prima strage di mafia
Il 30 giugno del 1963, in seguito a una segnalazione sette uomini delle Forze dell’Ordine controllano una Alfa Romeo Giulietta abbandonata nella sarda di Ciaculli. Scoprono la presenza di una carica esplosiva e la disinnescano, ma non sapendo dell’esistenza di un secondo esplosivo all’interno del bagagliaio muoiono nell’esplosione.
L’obiettivo del libro, ci spiega Marino Fardelli, è quello di «fare luce su un evento di storia italiana che purtroppo è poco conosciuto. Soprattutto per tramandare alle giovani generazioni il sacrificio di uomini che hanno sacrificato la loro vita nel nome dello Stato. Purtroppo questo evento è poco conosciuto e ricordato, come se fosse una sorta di ricorrenza di serie B a differenza di altre stragi di mafia». All’epoca, infatti, la diffusione dei media non era ai livelli di oggi e questo ha portato all’epoca a una scarsa diffusione della notizia.
Questo nonostante le importanti conseguenze a cui portò l’evento. In seguito, infatti, nacque la “Commissione parlamentare antimafia” e l’impegno dello Stato per contrastare la mafia portò a ben 114 arresti (tra cui Riina, Buscetta, Badalamenti, Greco). Tuttavia, nel corso del maxiprocesso di Catanzaro del 1968, vennero tutti assolti per insufficienza di prove, lasciando le vittime della strage senza giustizia. Ricordare la strage di Ciaculli è importante, aggiunge il generale Pasquale Angelosanto «perché non è pensabile che ci possano essere stragi, delitti gravissimi impuniti. E allora se non si è riusciti giudiziariamente a colpire i responsabili, almeno che si perpetui il ricordo e la memoria di questi fatti affinché le giovani generazioni apprendano e sappiano da dove veniamo».

Rompere il silenzio
«Quest’anno – ricorda Fardelli – si celebrano i 60 anni. L’obiettivo è anche quello di non far scendere un velo sulla solita commemorazione. Si tratta del primo libro che parla di Ciaculli, perché nessun altro testo la nomina, tranne alcuni dove viene menzionata in poche righe. Qui, però, si pone l’accento in maniera diversa. È una fotografia sul perché avvenne Ciaculli».
Partendo dalla nascita della prima guerra di mafia, il libro ricostruisce gli avvenimenti dell’epoca che portarono alla strage di Ciaculli. Infine, l’ultimo capitolo “Da Marino a Marino: il lascito” rappresenta una sorta di messaggio tramandato negli anni. «Il lascito – spiega Fardelli – è quello di tramandare e trasmettere ulteriormente il bisogno di giustizia e di legalità».

Parlare di questo evento e diffondere il ricordo delle vittime può aiutare anche a rompere il muro di silenzio che permette alle organizzazioni criminali di prosperare.«Non dimentichiamo – ci spiega il Generale Angelosanto – che la forza delle mafie è al di fuori perché se non ci fosse quest’aria di contiguità esterna, ci troveremmo di fronte a bande ben organizzate, ma comunque facili da contrastare. Ma questa capacità di estendere all’esterno dell’organizzazione la propria area di influenza dà forza alle mafie. Quindi parlarne significa ridurre la loro possibilità di appoggiarsi all’esterno. Perché più si conoscono e meno questo percorso è semplice da fare».
Perpetrare il ricordo tra i giovani
Il modo migliore di diffondere ai giovani il messaggio contenuto ne “I mandarini rossi di Ciaculli” è quello di portare il libro nelle scuole. «Un momento ragionato di educazione civica – spiega Marino Fardelli – dove si porta all’attenzione dei ragazzi questo evento spiegando che esiste anche questa strage di mafia. Dire ai giovani studenti che ci sono anche altri esempi nella nostra storia italiana di militari, carabinieri che hanno sacrificato la loro vita servendo lo Stato. Ai giovani va tramandato un messaggio che è quello della memoria».
Inoltre, tra le tante iniziative c’è quella di un cortometraggio. «Verrà presentato il 5 giugno a Cassino, luogo di nascita del carabiniere Marino Fardelli. Il corto raccoglie una serie di testimonianze di persone che lo hanno conosciuto». Perché oltre alle parole anche le immagini aiutino nel ricordo.
Articolo aggiornato in data 24 Maggio 2023
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