Meno mezzi pubblici e più auto private. Sarà questo il trend degli spostamenti nei prossimi mesi. Lo riferisce un rapporto dell’Istat sulla mobilità degli italiani per motivi di studio o lavoro. Un’analisi che evidenzia come la pandemia abbia influito sulle nostre abitudini arrivando anche a ribaltarle. Così, con il diffondersi dello smart working e della didattica a distanza e il probabile protrarsi di queste misure anche nel prossimo autunno, comporterà una riduzione degli spostamenti di studenti e occupati.
Infatti, «se oltre l’80 per cento di questi si spostava almeno 5 volte a settimana prima della pandemia, meno del 70 per cento prevedono di farlo con la stessa frequenza nel prossimo autunno». A spostarsi di meno saranno soprattutto gli studenti rispetto ai lavoratori. In molti luoghi, infatti, l’utilizzo dello smart working non è più totale e almeno per alcuni giorni si è ritornati al lavoro in presenza. Così solo il 68,1 per cento degli intervistati afferma che nel prossimo periodo si recherà a scuola o sul posto di lavoro almeno 5 giorni a settimana.

Tutti in auto
Il Covid ha modificato anche le abitudini negli spostamenti. L’Istat registra come in futuro, in base alle opinioni degli intervistati, ci sarà un aumento del ricorso a mezzi privati per raggiungere il luogo di lavoro o la scuola. L’utilizzo del mezzo pubblico è previsto solo nel 22,6 per cento dei casi contro il 27,3 per cento nel periodo pre-pandemia. Allo stesso tempo l’uso dell’automobile salirà dal 44,1 per cento fino alla metà degli spostamenti nel prossimo autunno. Inoltre, calerà anche l’uso di mezzi come biciclette e monopattini elettrici.
Meno trasporto pubblico
Queste decisioni di cittadini, dovute soprattutto all’emergenza sanitaria, si ripercuotono anche negli spostamenti che esulano da motivi di scuola o lavoro. In questo caso, però, la maggioranza degli intervistati, il 55 per cento, ha affermato di non utilizzare i mezzi pubblici già prima della pandemia. Una decisione che proseguirà anche nel prossimo autunno. Un quarto degli intervistati, invece, continuerà a utilizzarli come in precedenza, contro il 2 per cento che li utilizzerà di più e un 17,6 per cento che ne diminuirà leggermente l’utilizzo.
Articolo aggiornato in data 25 Agosto 2021
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