Il Savio fa calcio. Quello vero, quello di una volta. In una borgata di Roma. Se esiste ancora lo deve alla forza e alla tenacia del suo presidente, Paolo Fiorentini. Che sta alla guida del club da una vita.
Ha ottanta anni sulla carta d’identità, ma ne dimostra venti per la velocità di pensiero, per la grinta che ci mette e per le idee innovative che ha riversato nella sua creatura. Il Savio, infatti, giocherà tra pochi mesi nel centro sportivo comunale più green della Capitale e probabilmente d’Italia.

Savio: gli ultimi sviluppi dopo il bando

«Stiamo aspettando la convocazione da parte del Comune – una volta che si è sistemato dopo l’insediamento della nuova Giunta – per andare a firmare il contratto di concessione per sei anni. Che partiranno proprio dal momento della firma», ci spiega il presidente Paolo Fiorentini.
Lavori al campo e alla struttura
Nel frattempo il Savio ha anche vinto un bando del Coni per il rifacimento del quartier generale di Via Norma per un importo di circa un 1 milione di euro. Per non perderlo, alla luce della concessione scaduta, è stato “riversato“ al Comune che l’ha diviso in due lotti: il primo riguarda il manto erboso che diventerà di ultima generazione, il secondo invece riguarda l’impiantistica.
Nel dettaglio: pannelli fotovoltaici per generare acqua calda e corrente, ma anche led di ultima generazione per l’illuminazione dei campi. «Abbiamo corso un rischio, ma era giusto correrlo. Lo dico con un po’ di presunzione. Tra l’altro un campo in sintetico lo possono fare tutti, mentre la transizione ecologica no. Credo che molte società private ci “copieranno“ perché avere un impianto green ed efficientato fa risparmiare parecchi soldi e in più aiuta l’ambiente. Le tempistiche? Sulla carta led e fotovoltaico si possono fare in ogni momento – una volta assegnati i lavori – mentre l’installazione del nuovo campo dovrà iniziare d’estate, quando l’attività sportiva è ferma», sottolinea Fiorentini.
Ancora di salvezza Savio
Le vicende del Savio si legano a quelle personali del suo presidente. «Nel 1997 ho perso un figlio di ventinove anni – ricorda Fiorentini – Quando capitano cose del genere vivi un dramma esistenziale. Posso dire che chi mi ha salvato e portato avanti, e mi sta facendo andare, è il Savio. Non sono più un ragazzino, però mi ci sento. Venire qui tra i bambini e anche i più grandi, a cui sono affezionato come dei figli che mi danno la gioia di vivere, per me è fondamentale. Passo tutti i giorni al campo e mi confronto con allenatori e giocatori. Dopo l’incidente di mio figlio ho trascorso tre mesi senza uscire di casa. E pensare che all’epoca mi bastava attraversare una strada per arrivare al campo».
«Passati quei tre mesi orribili, i più brutti della mia esistenza, sono tornato a fare calcio e ho iniziato a passare le giornate pensando a loro, dalla mattina alla sera. Insomma, il Savio è stata la mia salvezza, unitamente al supporto dei miei parenti. Tutto quello che faccio lo faccio per i ragazzi. Sono loro la mia forza. Perché mia hanno dato una ragione per lottare».
Insomma, quella ferita non andrà mai via, ma se adesso è “cicatrizzata“ non è merito del tempo che scorre ma della grande famiglia Savio. E forse anche di vecchi e nuovi amici, come la famiglia di Distretti Ecologici, di Andrea e Bernardino Passeri.
La collaborazione con Distretti Ecologici
Infatti, è nata una partnership – potenzialmente da sviluppare su più piani – tra il Savio e la Distretti Ecologici. «Siamo in sintonia perfetta. Ci siamo annusati e ci siamo piaciuti fin dal primo incontro perché parliamo la stessa lingua e veniamo dagli stessi territori», spiega Fiorentini. Uno dei primi step riguarderà l’installazione della tecnologia video di My Soccer Player, ma il discorso in futuro potrebbe essere più ampio, dato che la Distretti Ecologici è entrata nel mondo del calcio professionistico, sia come partecipazione e sponsor (Ascoli) che come sponsorizzazione (Latina e Salernitana) ma anche dilettantistico su Roma e dintorni.
«Non conosco il futuro. Ma posso dire che viaggiamo sulle stesse frequenze e quindi possiamo ragionare sia su sponsorizzazioni che su eventuali affiliazioni. Perché io preferisco sedermi al tavolo con imprenditori seri», conferma il numero uno di Via Norma.
Giocatori ma prima uomini
Il Savio è una società specializzata nel settore giovanile. Non solo. Nonostante la pandemia e le ultime vicissitudini conta trecento bambini nella scuola calcio. Nel corso degli anni ha trasformato dei diamanti grezzi in calciatori professionisti. Qualche esempio? Folorunsho, Sabelli e Frabotta. «La Lazio ha otto giocatori del Savio. Crespi e Ruggeri fanno parte della Primavera biancoceleste sotto età. Sono loro i più attenzionati in questo momento. Dopo la fortuna di vedere esordire Frabotta in Serie A, qualche anno fa abbiamo lanciato Sabelli, che quest’anno gioca nel Genoa. C’è poi Folorunsho, tesserato del Napoli e in prestito al Pordenone. Sarà lui il prossimo figlio del Savio a calcare i campi del massimo campionato. Ne sono certo. E ce ne sono tanti altri tra Serie B, Serie C e tra i dilettanti. Che sento spesso, specialmente nel giorno dei loro compleanni».

«Ho un legame forte con chi sta tra i professionisti ma anche con chi non ha avuto le capacità o la fortuna di sfondare nel modo nel calcio. Molti mi portano i figli piccoli al Savio per fare scuola calcio. Forse è questa la più grande soddisfazione. Significa che si è lavorato bene, insieme ai miei collaboratori, rispettando l’aspetto sportivo ma anche quello umano e familiare. Perché la cosa più importante è formare uomini che sappiano vivere a testa alta. A prescindere dalle carriere calcistiche che riescono a ritagliarsi».
Articolo aggiornato in data 3 Maggio 2023
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