Problema siccità: clima impazzito e Sos raccolti

Le scarse precipitazioni unite alle alte temperature fuoristagione rispetto al periodo, mettono a dura prova le coltivazioni in diversi continenti. Una possibile soluzione può arrivare grazie all’innovazione tecnologica

Quello che sta per concludersi è il secondo inverno più caldo della storia in Europa. La temperatura è stata più alta di 1,44°C della media stagionale tra il 1991 e il 2020.  Un dato che, unito alle scarse precipitazioni del periodo ha generato un problema siccità in tutta Italia con ripercussioni su numerosi settori.

La notizia, riportata da Coldiretti, si basa su dati del sistema europeo Copernicus Climate Change Service (C3S) che evidenzia anomalie del clima nei diversi Paesi del Vecchio Continente. In tutta Europa le temperature sulla terraferma dell’inverno e del 2022/2023 sono state prevalentemente superiori alla media con valori molto più alti nell’Europa orientale e nel nord dei paesi nordici ma anche in quelli del Mediterraneo.

Problema siccità, la situazione all’estero

La situazione, unita alle poche piogge di questi mesi ha esteso il problema siccità a tutto il continente europeo. L’allarme, infatti, riguarda anche le produzioni agricole francesi. Qui a causa delle alte temperature di questo inverno crescono le difficoltà per le produzioni di fiori da destinare ai profumi. In Spagna, invece, per la mancanza di precipitazioni non ci sono le ghiande per alimentare i maiali destinati alla produzione del Pata negra. E a soffrire sono  anche le esportazioni di ortofrutta.

La stagione nel suo complesso, ricorda la Coldiretti, è stata anche notevolmente più calda della media nell’est degli Stati Uniti, su gran parte del Canada orientale, dell’Alaska, dell’Africa settentrionale, del Medio Oriente, dell’Asia centrale, del Sud America meridionale e di parti dell’Antartide. E in Argentina si registra una preoccupante siccità che rischia di dimezzare i raccolti di soia e mais con un pesante impatto sul commercio internazionale.

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L’Italia e il problema dei raccolti

Per quanto riguarda il nostro Paese il problema siccità preoccupa. Il dato, alla vigilia delle semine primaverili, vede il 30 per cento di pioggia in meno rispetto al periodo con precipitazioni al di sotto della media anche nel primo bimestre del 2023.

Così, la mancanza d’acqua in Italia rischia di aggravare la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di componenti fondamentali per la dieta degli animali di allevamento. Attualmente, ricorda la Coldiretti, «sono circa 300mila le imprese agricole che si trovano, soprattutto le aree del Centro Nord, con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana dove nasce quasi 1/3 dell’agroalimentare Made in Italy e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo».

problema siccità, a rischio le coltivazioni
Il problema della siccità mette a rischio le coltivazioni agricole

La disponibilità idrica è indispensabili per la produzione degli alimenti alla base della dieta mediterranea dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro. Inoltre, frutta e verdura fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi come Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, senza dimenticare i salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello. Una fotografia delle conseguenze della siccità sulle coltivazioni la dà il riso. Le previsioni di semina, infatti, prevedono un taglio di 8mila ettari e risultano al minimo da 30 anni.

Come arginare il problema

La possibile soluzione al problema siccità arriva grazie alla tecnologia. Cresce del 31 per cento in un anno, infatti, il fatturato dell’agricoltura 4.0. Fra droni, robot, satelliti e controlli da remoto sono più di 2 miliardi di euro gli investimenti per salvare i raccolti messi a dura prova dagli effetti del meteo.

Ormai è necessario un approccio innovativo per riuscire a ottimizzare le risorse disponibili. Si va dalle centraline meteo a rilevamento continuo collegate al satellite per monitorare l’umidità dei terreni e la distribuzione dell’acqua ai sistemi hi tech per  la distribuzione mirata dei fertilizzanti solo dove servono fino all’utilizzo di attrezzature di precision farming per velocizzare le lavorazioni e salvare i raccolti in situazioni di emergenza.

Sul fronte tecnologia, non si escludono collaborazioni con Paesi che già hanno introdotto una serie di innovazioni, come Israele. «La Coldiretti in collaborazione con l’ambasciata di Israele – spiega il presidente Coldiretti, Ettore Prandini –  ha anche rafforzato i contatti con le maggiori realtà di ricerca tecnologica israeliane e le più interessante start up per migliorare le rese e la competitività del Made in Italy agroalimentare». Inoltre, aggiunge, «per vincere la sfida dell’innovazione è necessario investire nella ricerca con le nuove tecniche di cisgenetica e contribuiscono alla lotta ai cambiamenti climatici».  Proprio per questo, Coldiretti e Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura) hanno siglato un accordo per favorire la ricerca pubblica nelle Tea (Tecnologie di Evoluzione Assistita) ed estendere i risultati anche a favore delle Pmi.

Articolo aggiornato in data 16 Marzo 2023
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