L’Afm Europa scrive a Bruxelles: «Ecco come risolvere i problemi del lavoro in Italia»

Una lettera che va dritta al punto, dove si danno delle proposte (concrete) per cambiare le politiche del lavoro in Italia. Per evitare la fuga all’estero dei cervelli. Per dare un futuro alle generazioni future, ai nostri figli e ai figli dei nostri figli

L’Afm Europa – associazione nata nel 1982 con soci in in Belgio, Italia, Olanda, Danimarca e Germania – si schiera al fianco dei navigator, che scenderanno in piazza per chiedere la proroga dei contratti in scadenza.  

Perché le politiche del lavoro possono e devono cambiare in Italia, soprattutto in un periodo così delicato. Anche alla luce della liquidità che arriverà dal Recovery Fund. L’Afm, quindi, ha scritto una lettera a Bruxelles, diretta alla dottoressa Céline Gauer, direttore generale e capo della Recovery and Resilience Task Force.

Una lettera, quella dell’Afm Europa, che va dritta al punto, dove si danno delle proposte (concrete) per cambiare le politiche del lavoro in Italia. Per evitare la fuga all’estero dei cervelli. Per dare un futuro alle generazioni future, ai nostri figli e ai figli dei nostri figli.    

Afm Europa: il testo completo della lettera  

«Gentile Presidente, siamo compiaciute – come libere Associazioni che si preoccupano di tutelare gli interessi dei cittadini, e, in particolare, quelli delle giovani generazioni – del ruolo che Lei è stata chiamata a svolgere.

E’ sempre stato prioritario per le nostre Associazioni l’obiettivo, nelle diverse occasioni di dibattito politico nazionale, di migliorare le condizioni di chi è alla ricerca di un impiego.

Nel nostro Paese ci siamo impegnati a diffondere la cultura al lavoro che è alla base di qualsiasi politica di coesione sociale che l’Europa intenda attuare.

In maniera semplice, Le vorremmo suggerire di prestare attenzione ad alcune vicende che hanno caratterizzato da qualche tempo il Sistema amministrativo del Lavoro in Italia:

  1. la separazione delle funzioni del collocamento della manodopera (Stato) dalle funzioni della formazione professionale (Regioni – Province) nonchè dalle funzioni dell’orientamento professionale (Regioni – Università – Camere di Commercio, Industria, Agricoltura e Artigianato), oltrechè dalla funzione di Osservatorio del mercato del lavoro (ISTAT/STATO-REGIONI-PROVINCE) ha creato da sempre una evidente confusione istituzionale. 
  2. la disattenzione verso un sistema integrato di professionisti che avrebbe dovuto fornire risposte adeguate ai bisogni espressi dai giovani e non solo (carenza di organico dei  Centri per l’impiego; coesistenza di strutture similari finanziate dalla Regioni denominate “informagiovani”), ha deluso generazioni di giovani e di richiedenti un impiego. 
  3. la inadeguatezza dei locali dei Centri per l’impiego, alla cui organizzazione e funzionamento devono provvedere i comuni dal 1949, è stata criticata da sempre ma nulla di serio si è fatto.

Tutte queste carenze sono state rilevate dalla Corte dei conti italiana in una Regione del Sud, dove un certo Carlo Levi, esule fascista, ha elaborato un libro che continua , ancora oggi, ad avere un titolo significativo per le coscienze dei Cittadini europei “Cristo si è fermato ad Eboli”.

Oggi, le cose non sono molto cambiate 

E i giovani del Sud emigrano, senza l’assistenza di una Agenzia Nazionale che li dovrebbe sostenere nelle loro scelte di vita.

Da qui la necessità che il Governo italiano si impegni a mettere in atto alcune azioni (progetti) che riteniamo fondamentali:

  1. la elaborazione di un piano quinquennale di costruzione/ristrutturazione dei locali per i nuovi Centri per l’impiego, la cui organizzazione potrebbe essere simile agli Arbeitsamt dell’Istituto Federale del Lavoro della RFG o alle Agences pour l’Emploi della Repubblica Francese. 
  2. il rafforzamento numerico e qualitativo delle unità di personale che si devono occupare di fornire assistenza all’inserimento nella vita attiva di disoccupati/inoccupati che, solo da qualche anno, ricevono giustamente un sussidio di disoccupazione (denominato, in Italia, “reddito di cittadinanza”), come da sempre lo hanno ricevuto i cittadini di altri Paesi di Europa. 
  3. La creazione di un sistema nazionale informatizzato di raccolta delle offerte di impiego, richiedendo alle imprese il deposito obbligatorio di esse presso i  Centri per l’impiego.

Tutte queste azioni sono state suggerite, appena un anno fa, dalla Corte dei conti, a conclusione di una indagine durata circa tre anni per verificare la funzionalità di tali strutture.

A tal riguardo, avremmo interesse che il referto – rinvenibile al sito www.agenziaregionalelab.it – sottoposto all’attenzione della classe politica locale e nazionale (Deliberazione n. 28/2019) fosse studiato e, naturalmente, analizzato dalla S.V.

Nel ringraziarLa per l’attenzione prestata, Le auguriamo di poter trovare un momento della Sua vita istituzionale per visitare da vicino i Centri per l’impiego del Sud Italia.

Si renderà conto del fatto che il rinnovamento della burocrazia italiana deve partire da un nuovo Sistema amministrativo del lavoro costituito da persone che siano all’altezza dei nuovi e più impegnativi compiti e funzioni che l’Europa richiede loro».

Articolo aggiornato in data 26 Gennaio 2021
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