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La produzione nazionale di grano duro italiano quest’anno dovrebbe attestarsi, secondo le previsioni del Crea, sopra i 4 milioni di tonnellate. Rispetto alla campagna precedente su tratta di un incremento di circa il 12 per cento, dovuto a rese produttive più alte, con una tenuta sostanziale delle superfici.
La coltivazione si presenta al momento in buone condizioni nei principali areali cerealicoli. Tuttavia, pesa l’incognita legata all’andamento meteorologico delle prossime settimane che potrebbe compromettere lo stato fitosanitario della coltura e limitare la produzione finale.
Come spiega Stefano Vaccari, direttore generale del Crea, in occasione del DurumDays 2023, evento internazionale organizzato dalla filiera del grano duro, «nonostante le stime di produzione più alte rispetto al 2022, la produzione italiana di cereali rimane largamente insufficiente per i fabbisogni della filiera agroalimentare nazionale».
Grano duro italiano, la ricerca del Crea
Per aumentare la produzione di grano duro italiano e ridurre l’import è necessario aumentare le rese per ettaro, sia migliorando i protocolli agronomici sia sviluppando materiali genetici adatti.
Il Crea è attivo su entrambi i fronti. Dal punto di vista genetico, supporta le aziende sementiere, attraverso l’impiego delle nuove biotecnologie oggi disponibili in grado di sviluppare nuovi materiali genetici e nuove varietà, mentre dal punto di vista agronomico implementa sistemi basati sulle tecnologie 4.0 e finalizzati ad aumentare la produzione e ridurre i costi, fondamentale per mantenere la redditività delle aziende.
In particolare il Crea sta sviluppando un progetto pilota, replicabile e trasferibile, di fertirrigazione del grano duro, in condizioni limitate e in aziende altamente specializzate. Si tratta di un’irrigazione di soccorso per i periodi di siccità prolungata con effetti significativi sulla produzione.

Il progetto Crea 100+15 Granoduro
Si tratta di un protocollo sperimentale di fertirrigazione che prevede di trasferire sul frumento duro l’expertice maturata da alcune aziende agricole a produzione orticola, presenti nella provincia di Foggia, specializzate nell’uso della microirrigazione, dell’irrigazione a goccia e della fertirrigazione.
In questo modo è possibile sviluppare una produzione di altissimo livello, in termini di rese (oltre le 8 – 9 tonnellate a ettaro) e dagli elevati standard qualitativi. Grazie alla concimazione liquida e alla distribuzione della fertirrigazione in piccole dosi per l’intera durata del ciclo colturale, è possibile, infatti, incrementare il contenuto proteico fino a livelli molto alti, assicurando, quindi, una qualità elevata.
Si tratta di un sistema dal significativo vantaggio economico per l’agricoltura, sebbene possa essere trasferito limitatamente a quelle aziende che sono già attrezzate e specializzate nella microirrigazione: nei primi anni, ad esempio, si stima che potrebbe interessare 4/5 mila ettari.
«Per aumentare la produttività del “granaio Italia” – ricorda Stefano Vaccari – abbiamo lanciato la campagna di ricerca “Crea 100+15 Granoduro”, per dimostrare che è possibile raggiungere produzioni di 100 quintali ad ettaro con il 15 per cento di proteina, mantenendo alti valori di sostenibilità ambientale. Speriamo poi che Governo e Parlamento approvino rapidamente la norma, che consente la sperimentazione in campo delle varietà ottenute con tecniche di evoluzione assistita. Ci aspettiamo molto da queste varietà in termini di resistenza e produttività».
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Articolo aggiornato in data 24 Maggio 2023
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