Granchio blu, un “alieno” nei nostri mari

I danni ambientali portati dalla proliferazione del granchio blu. La storia di questo crostaceo e come fermarlo. Inoltre, parte, con destinazione Miami, il primo carico di granchio blu pescato in Emilia Romagna e nel Delta del Po destinato alla commercializzazione. Regista dell’operazione la start up di Rimini Mariscadoras

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I mari italiani sono invasi dagli “alieni”. Uno in particolare. Stiamo parlando del granchio blu, una specie non autoctona proveniente dalla costa est degli Usa. Non si tratta certo dell’unica specie in quanto dallo scorso secolo ad oggi almeno 200 specie, più o meno invasive, hanno colonizzato il Mar Mediterraneo. Il granchio blu è una di quelle più problematiche. 

Inizialmente diffusosi sul versante Adriatico è giunto anche nel mar Tirreno riproducendosi senza sosta. Questa specie, infatti, non ha predatori nei nostri mari con i numeri che aumentano di giorno in giorno. Allo stesso tempo, però, crescono anche i problemi per il nostro settore ittico.

Granchio blu, una specie vorace e inarrestabile

Il granchio reale blu (Callinectes sapidus) è giunto nel Mediterraneo alcuni anni fa probabilmente attraverso le acque di zavorra di navi provenienti dall’Atlantico. Deve il suo nome al colorito blu intenso dell’attaccatura di zampe e chele. La specie del granchio blu qui in Italia ha trovato un habitat congeniale e, soprattutto, privo di predatori naturali iniziando quindi a riprodursi esponenzialmente arrivando anche in altre zone come il versante tirrenico. 

Questa specie, particolarmente vorace, si nutre di larve, piccoli pesci e molluschi bivalvi come cozze e vongole. Inoltre, distrugge anche le reti da pesca con le relative conseguenze negative per le tante imprese ittiche. I danni si contano soprattutto nella zona del Delta del Po e non solo. Infatti, un recente allarme lanciato dalla Coldiretti ne parla come di una vera e propria calamità naturale. Il “killer dei mari” come è stato ribattezzato questo crostaceo «è ormai una minaccia anche nel Tirreno, a partire dalla Toscana dove sta assediando le coste da Orbetello, nel Grossetano, a Marina di Pisa. La presenza del granchio blu è stata comunque segnalata un po’ lungo tutta la Penisola, dalla Puglia all’Abruzzo, dal Lazio alla Liguria, fino alla Sicilia». 

Queste problematiche hanno portato la Regione Emilia Romagna a chiedere a gran voce interventi per contrastare la proliferazione del granchio blu e per difendere gli allevamenti. Come ha spiegato il governatore Stefano Bonaccini, l’azione del granchio blu è un vero disastro che «mette in crisi la vita di migliaia di famiglie e di imprese. E – ha aggiunto – rischia di essere distrutta un’economia che non solo dà da vivere a una comunità, ma che è una eccellenza italiana ed europea, assieme ad altre produzioni identitarie di questa regione come il prosciutto di Parma o il Parmigiano, solo per fare due esempi».

granchio blu
Esemplari di granchio blu finiti nelle reti dei pescatori a Goro (foto da Uff. stampa Regione Emilia Romagna)

Come contrastarlo

Non avendo predatori naturali nei nostri mari, la specie si è potuta riprodurre liberamente. In questi ultimi giorni si sono diffuse una serie di ipotesi tra cui quella di utilizzare altre specie non autoctone provenienti dalle zone d‘origine del granchio blu, o da altri territori, per contrastarlo. 

L’alternativa, ben più semplice, è che l’uomo diventi il primo “predatore” iniziando a pescarlo attivamente. Quella di questo crostaceo, infatti, è una polpa che può essere utilizzata in cucina con ottimi risultati. Così ecco il granchio blu al rosmarino, l’insalatina di granchio alla veneziana o gli spaghettoni all’aglio saltati al granchio. Questi sono solo alcuni dei piatti consigliati dai cuochi pescatori e contadini della Coldiretti per combattere a tavola l’invasione del “killer dei mari”.

Tuttavia, l’utilizzo sulle tavole e la commercializzazione del granchio blu sono idee già messe in atto dal 2021 dalla startup riminese Mariscadoras come raccontato da Stampa Italiana a dicembre 2022 nell’articolo “Mariscadoras e il progetto per arginare la specie del granchio blu”.  In quel caso abbiamo ripercorso la storia che ha portato alla nascita di Blueat – la pescheria sostenibile. Un’iniziativa di cinque ragazze di Rimini (Carlotta Santolini, Ilaria Cappuccini, Matilda Banchetti, Alice Pari e Giulia Ricci) con l’obiettivo di  tutelare la biodersità dei nostri mari.  Il progetto, infatti, seguendo lo slogan “Alien is Good, Alien is Food”, vuole promuovere l’utilizzo alimentare e gastronomico delle specie aliene marine invasive, come quella del granchio blu.

Dall’Adriatico agli Usa

E se la passione degli italiani per questo crostaceo  non è così marcata, lo stesso non si può dire degli americani che considerano il granchio blu una vera prelibatezza. Lo dimostrano, inoltre, gli apprezzamenti ricevuti oltreoceano dall’idea di Blueat. La startup ha ricevuto riconoscimenti in numerose fiere di settore negli Stati Uniti da Chicago a Boston, senza dimenticare le partecipazioni in Italia al Sealogy di Ferrara o  in Europa come quella del Sea Food Expo di Barcellona.

E da pochi giorni è iniziata la commercializzazione negli Usa del granchio blu pescato in Emilia-Romagna con il primo container, carico di 15,75 tonnellate di crostacei semilavorati, partito verso le coste della Florida, destinazione Miami.

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Articolo aggiornato in data 1 Settembre 2023
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