Dieta mediterranea, no al bollino rosso sul made in Italy

La Coldiretti lancia l'allarme contro le etichettature che all'estero creano danni ai prodotti dell'agroalimentare italiano. Questi bollini sono già diffusi in molti Paesi dalla Gran Bretagna al Cile

No al bollino rosso sui prodotti della Dieta Mediterranea che dall’Europa al Sudamerica fino all’Oceania rischiano di essere ingiustamente diffamati da sistemi di etichettatura ingannevoli. Questi nuovi metodi di classificazione, infatti, vanno a sostenere altri modelli alimentari che, oltre alla salute dei cittadini, colpiscono il sistema produttivo di qualità del made in Italy a partire dai piccoli agricoltori. 

Questo concetto è l’appello lanciato dal presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, in occasione della visita nella sede della più grande organizzazione agricola d’Italia e d’Europa, a Palazzo Rospigliosi a Roma, di oltre 300 delegati e ospiti del pre-vertice Onu provenienti da tutto il mondo, rappresentanti del Governo e della filiera agroalimentare nazionale, con, tra gli altri, il vicesegretario delle Nazioni Unite Amina J. Mohammed, il commissario europeo per l’Agricoltura Janusz Wojciechowski, il ministro italiano degli Esteri Luigi Di Maio, il presidente dell’Ice Carlo Ferro, il Consigliere Delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia, il direttore generale della Fao, Qu Dongyu e il vicedirettore Maurizio Martina, il presidente dell’Ifad Gilbert F. Houngbo.

prodotti della dieta mediterranea
Alcuni prodotti della dieta mediterranea

Dieta mediterranea, una mostra sull’agroalimentare italiano

Per l’iniziativa “Cibo dei popoli, la filiera agroalimentare italiana incontra il mondo”, è stata allestita dalla Coldiretti una grande mostra sui primati della Dieta Mediterranea e dell’agricoltura italiana, con il supporto dell’Agenzia Ice e di Filiera Italia, per far vivere ai rappresentanti delle Nazioni Unite l’esperienza di un viaggio nella grande bellezza della campagne, fatta di biodiversità, distintività, tradizione, comunità, ricerca, tecnologie innovative, relazioni, dialogo tra i popoli. Una mobilitazione in vista del prossimo incontro di settembre del comitato “etichettatura alimentare” del Codex Alimentarius (organismo della Fao) che riporterà sul tavolo l’adozione di linee guida sul Front of Pack Nutritional Labelling (Fop) spinta dalle grandi multinazionali sostenitrici dell’etichetta nutrizionale sulla quale dovrà presentare una proposta entro il 2022 anche la Commissione Europea.

Le etichette sotto accusa

«Un esempio – ricorda la Coldiretti – è il nutriscore nato in Francia e adottato con decreto governativo anche da Belgio e Germania mentre il Lussemburgo è in procinto di adeguarsi e l’Olanda potrebbe farlo dal 2022. In Portogallo, Austria e Slovenia il nutriscore è stato invece adottato da grandi multinazionali alimentari, mentre in Spagna, Paese mediterraneo come l’Italia, è oggetto di un acceso dibattito».

la nuova etichettatura Nutriscore
Etichettatura nutriscore

Inoltre, aggiunge l’associazione, «lo stesso problema presenta in Gran Bretagna il sistema del “traffic light” che misura con i tre colori tipici del semaforo (verde, giallo e rosso) il quantitativo di nutrienti principali contenuti negli alimenti: grassi (di cui saturi), zuccheri e sale. Un modello che potrebbe essere adottato anche in India». Infine, in Sudamerica «rischia di fare scuola il bollino nero cileno che sconsiglia di fatto l’acquisto di prodotti come il Parmigiano, il Gorgonzola, il prosciutto e, addirittura, gli gnocchi, e a cui potrebbero guardare il Brasile e il Perù. L’Australia si potrebbe dotare presto di un sistema a stelle (Health star rating) che, come il nutriscore, si basa sulla presenza di determinate sostanze in 100 grammi di prodotto».

 

No agli allarmismi

«I bollini allarmistici, basandosi sulla presenza di determinate sostanze calcolate su 100 grammi di prodotto e non sulle effettive quantità utilizzate, favoriscono prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta e finiscono per escludere paradossalmente alimenti sani e naturali», ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Inoltre, il presidente ha sottolineato che siamo di fronte a «un grave danno per il sistema agroalimentare italiano proprio in un momento in cui potrebbe essere l’elemento di traino di un piano strategico di internazionalizzazione per far crescere la presenza del Made in Italy sui mercati stranieri».

 

Preservare il made in Italy

L’iniziativa della Coldiretti, in occasione del pre-summit sul food system dell’Onu, ha fatto conoscere il sistema agroalimentare italiano e il ruolo degli agricoltori nel preservare un ecosistema integrato per una crescita sostenibile che ha portato l’Italia ad essere leader mondiale nella tutela della biodiversità, nella sicurezza alimentare e nelle produzioni di qualità. Questo patrimonio è alla base del record storico fatto segnare dall’export agroalimentare Made in Italy, che fa registrare un balzo dell’8,9% per cento nel 2021 dopo essere stato l’unico settore in crescita anche nell’anno precedente con un valore di 46,1 miliardi, trainato dai prodotti della Dieta Mediterranea, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al commercio estero nel primo quadrimestre dell’anno.

Una ricchezza del Paese che, rileva l’associazione, è «messa a rischio dal diffondersi in tutto il mondo di sistemi di informazione fuorvianti, discriminatori ed incompleti che ingannano i consumatori inducendoli di fatto a preferire prodotti di minore qualità ed escludendo dalle loro tavola prodotti come l’olio extravergine d’oliva, simbolo della Dieta Mediterranea, non a caso iscritta nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco ed eletta migliore dieta al mondo del 2020 davanti alla dash e alla flexariana, sulla base del best diets ranking elaborato dal media statunitense U.S. News & World’s Report’s».

Inoltre, aggiunge la Coldiretti, questi «modelli spinti dalle multinazionali cercano di influenzare i consumatori anziché informarli, con l’obiettivo di sostituire sulle tavole cibi naturali presenti da centinaia di anni nella dieta con prodotti fatti con ingredienti di sintesi e a basso costo spacciandoli per più salutari, dalla carne fino alle bevande. Un danno incalcolabile per la salute dei cittadini e per la ricchezza, la varietà, l’unicità del modello agricolo e alimentare italiano».