Come si sono comportati gli italiani a tavola durante la quarantena? A rivelarlo è uno studio condotto dai ricercatori OERSA (Osservatorio sulle Eccedenze, sui Recuperi e sugli Sprechi Alimentari) del CREA Alimenti e Nutrizione. La ricerca, pubblicata sulla rivista “Nutriens”, elabora i risultati del questionario appositamente messo a punto in pieno lockdown, tra aprile e maggio 2020. L’obiettivo era quello di individuare e documentare la dieta in lockdown degli italiani, analizzando i cambiamenti nell’alimentazione quotidiana.
L’applicazione della cluster analysis, ossia una metodica analitica che permette di raggruppare gli individui in gruppi caratteristici è un elemento di novità che, rispetto ad altri studi simili, condotti nello stesso periodo, ha permesso di identificare 4 gruppi, in base agli andamenti dei consumi durante il lockdown paragonati a quelli abituali. Alla ricerca hanno partecipato 2758 persone da tutte le regioni d’Italia. La distribuzione del campione ha visto il 52 per cento di donne e il 48 per cento di uomini. Di questi, l’82 per cento vive in famiglia (il 20 per cento con bambini sotto i 12 anni), mentre il 16 per cento vive da solo. Le fasce d’età più rappresentate sono quelle 30-49 (32 per cento) e 50-69 (33 per cento) anni. I giovani tra i 18 e i 29 anni sono il 15 per cento. Gli intervistati sono caratterizzati da un elevato livello di istruzione. Infatti, il 69 per cento è laureato e il 27 per cento diplomato.

Le abitudini degli italiani a tavola
La prima delle quattro categorie individuate dallo studio è quella degli “usual eaters”. Vi rientrano il 51,4 per cento degli intervistati e corrisponde a coloro che, durante il lockdown, hanno mantenuto sostanzialmente invariate le proprie abitudini alimentari. Qualcuno, però, non è riuscito a contenersi. I “more eaters”, infatti, corrispondono al 41,4 per cento e sono tutti quelli che hanno incrementato i propri consumi alimentari. Allo stesso tempo, c’è anche chi pur mangiando di più ha scelto alimenti salutari. I cosiddetti “healthy eaters”, pari al 26,8 per cento, hanno incrementato il consumo di alimenti come legumi, cereali integrali e frutta secca. Tuttavia, c’è stato anche un eccesso sui dolci. Infine, il 7,5 per cento del campione riguarda coloro che nel periodo della quarantena hanno ridotto i propri consumi: i “less eaters”.
La relazione dei 4 gruppi con diverse variabili, ha permesso di sottolineare che chi possiede un’elevata aderenza alla Dieta Mediterranea ha continuato a migliorare le proprie abitudini alimentari anche durante il lockdown, mentre chi ha un’aderenza bassa non ha apportato miglioramenti (il 62 per cento del campione). Nel periodo analizzato inoltre, si sono manifestate difficoltà socio-economiche, soprattutto tra i gruppi più vulnerabili come gli anziani. D’altra parte, però, due aspetti positivi sono emersi in tutti i 4 gruppi: maggior tempo speso a consumare i pasti insieme alla famiglia (circa nel 50 per cento dei casi) e marcata attenzione al tema dello spreco alimentare (circa 80 per cento).

Analisi dei risultati
Durante il lockdown, una parte degli intervistati, seguendo le raccomandazioni degli esperti, ha aumentato il consumo di frutta (24,5 per cento), verdura (28,5 per cento), legumi (22,1 per cento), frutta secca (12 per cento) e pesce (14 per cento). Contemporaneamente però è aumentato il consumo di “comfort food” (22,7 per cento) e dolci (36,9 per cento). Questo, unito ad un’attività fisica non adeguata, potrebbe essere stata la causa di un aumento di peso da parte di un gran numero di intervistati (circa 35 per cento). Durante la quarantena, infatti, più della metà degli intervistati non ha praticato attività fisica, o ne ha fatta meno di quanto raccomandato.

I commenti allo studio
La coordinatrice della ricerca, Laura Rossi, ricercatrice del CREA Alimenti e Nutrizione, ha spiegato: «Nonostante una parte degli intervistati abbia seguito le raccomandazioni per mantenere abitudini alimentari e stili di vita sani, rispondendo dunque positivamente a questa situazione emergenziale un’altrettanta parte non vi si è conformata adeguatamente, portando ad esacerbare condizioni presenti in Italia già prima del lockdown, come l’alta prevalenza di individui con sovrappeso o obesità e la scarsa aderenza alla Dieta Mediterranea».
Inoltre, Federica Grant, autrice principale dello studio, aggiunge: «Considerando che la pandemia è ancora in corso, queste evidenze dovrebbero essere il punto di partenza per la formulazione di future raccomandazioni e linee guida».
Articolo aggiornato in data 13 Luglio 2021
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